Arrivano nuove e più specifiche indicazioni dal Regno Unito in merito ad un’analisi condotta sulla variante Omicron. L’Agenzia per la sicurezza sanitaria britannica l’ha definita «preliminare e altamente incerta», in quanto il numero di pazienti con Omicron ricoverati negli ospedali è basso e che i contagiati in questo caso sono soprattutto giovani. Per ora è emerso che le persone contagiate con Omicron hanno tra il 31% e il 45% di probabilità in meno di andare al pronto soccorso rispetto alla Delta e tra il 50% e il 70% di probabilità in meno di essere ricoverate in ospedale. Per quanto riguarda i vaccini anti Covid, è emerso che la capacità di fermare questa variante inizia a calare a 10 settimane dal richiamo, ma la protezione contro la forma grave della malattia è molto più robusta. Dunque, la protezione scende tra il 15% e il 25% dopo 10 settimane.

Ma un virus più lieve potrebbe ancora mettere sotto pressione gli ospedali ed è questa la preoccupazione del Regno Unito, che oggi ad esempio ha registrato 120mila casi circa. C’è incertezza anche su quello che potrebbe accadere se Omicron raggiungesse le fasce d’età più anziane, dato che la maggior parte di coloro che l’hanno presa e sono finiti in ospedale finora hanno meno di 40 anni. Infatti, il ministro della salute Sajid Javid ha dichiarato: «I casi della variante continuano ad aumentare ad un ritmo straordinario, già superando il numero giornaliero record della pandemia. I ricoveri in ospedale stanno aumentando, e non possiamo rischiare che il NHS sia sopraffatto». (agg. di Silvana Palazzo)

VARIANTE OMICRON MENO AGGRESSIVA?

La variante Omicron sembra essere più lieve rispetto alle altre sue “colleghe”, stando a quanto riferito dagli studi preliminari pubblicati nel Regno Unito e in Sudafrica. Lo rivela la BBC, sottolineando che i primi dati suggeriscono che, se confrontata con altre mutazioni del virus SARS-CoV-2, Omicron costringe a ricorrere alle cure ospedaliere un minor numero di malati, con una riduzione nei ricoveri che varia dal 30 al 70%. Uno di questi lavori di ricerca è stato condotto in Scozia e ha evidenziato che se questa variante si fosse comportata come la Delta, almeno 47 persone avrebbero dovuto essere ricoverate presso una struttura nosocomiale fino a questo momento, quando invece ve ne sono “solo” 15.

Il dottor Jim McMenamin (Public Health Scotland), ha definito l’esito di questo studio una “qualificata buona notizia”. Gli ha fatto eco il professor Mark Woolhouse, dell’Università di Edimburgo, il quale ha asserito: “L’infezione potrebbe essere relativamente lieve per la stragrande maggioranza delle persone, ma rimane il rischio potenziale di essere infettati contemporaneamente da tutte queste varianti, mettendo a dura prova il servizio sanitario nazionale rimane”. Nel frattempo, un altro studio in Sudafrica ha confermato gli esiti scozzesi, dimostrando addirittura che le persone contagiate hanno il 70-80% in meno di probabilità di ricorrere alle cure ospedaliere.

COSA SAPPIAMO DELLA VARIANTE OMICRON

In merito all’approfondimento condotto in landa sudafricana sulla variante Omicron, la BBC ha riportato anche le parole del professor Cheryl Colen, dell’Istituto nazionale per le malattie trasmissibili: “Complessivamente, i nostri dati suggeriscono davvero una storia positiva di una ridotta gravità di Omicron rispetto ad altre varianti”. Si pensa infatti che la gravità ridotta derivi da una combinazione delle sue proprietà fondamentali; in particolare, un’analisi di Omicron eseguita dall’Imperial College di Londra suggerisce che le mutazioni l’hanno resa più mite di Delta.

Il professor Neil Ferguson, uno dei ricercatori, ha dichiarato che “questa è chiaramente una buona notizia, in una certa misura, ma non è sufficiente a cambiare drammaticamente la modellizzazione. C’è la possibilità di avere ancora ricoveri in termini numerici che potrebbero mettere il sistema sanitario nazionale in una posizione di difficoltà”. Il tutto mentre dall’Università di Hong Kong hanno rilevato che Omicron è più abile delle altre varianti a infettare le vie respiratorie, ma ha difficoltà di penetrazione nei tessuti profondi dei polmoni, dove può fare più danni. In più, l’Università di Cambridge ha scoperto che la variante Omicron non sembra essere specializzata nella fusione delle cellule polmonari, processo che puntualmente si verifica nei polmoni delle persone che si ammalano gravemente.