La variante Omicron è meno grave della variante Delta. Un verdetto che non sorprende, considerato che in queste settimane abbiamo imparato a conoscere questa nuova mutazione del virus SARS-CoV-2, caratterizzata da una trasmissibilità decisamente agevole, ma, al tempo stesso anche da un minor numero di casi di malattia severa o di ricoveri ospedalieri rispetto all’ex indiana. Ora, su queste considerazioni, è arrivata anche la conferma della scienza: uno studio condotto in Sudafrica e pubblicato sulle prestigiose colonne della rivista scientifica “The Lancet” ha confermato la minor pericolosità di Omicron.

Come spiegano i ricercatori, essa “è stata identificata in Sudafrica nel novembre 2021 ed è stata associata a un aumento dei casi di Covid-19. Abbiamo cercato di valutare la gravità clinica delle infezioni e, dopo aver controllato i fattori associati all’ospedalizzazione, abbiamo osservato che gli individui con infezioni da Omicron avevano probabilità di degenza ospedaliera significativamente inferiori rispetto agli altri”.

VARIANTE OMICRON MENO GRAVE “FORSE ANCHE PER VIA DI UN’IMMUNITÀ PRECEDENTEMENTE CONSEGUITA”

Rispetto agli individui con precedenti infezioni della variante Delta, gli individui infettati da Omicron hanno anche una probabilità significativamente inferiore di incorrere nello sviluppo di una malattia grave: questa è l’altra conclusione a cui sono giunti i ricercatori sudafricani dopo aver controllato i fattori associati alla gravità della malattia.

“Le nostre prime analisi – hanno dichiarato a margine del lavoro di studio uscito nei giorni scorsi su ‘The Lancet’ –suggeriscono una probabilità significativamente ridotta di ospedalizzazione tra gli individui con variante Omicron rispetto alle infezioni non Omicron diagnosticate durante lo stesso periodo di tempo. Gli individui infettati da Omicron, inoltre, hanno una probabilità significativamente ridotta di malattia grave rispetto ai pazienti che si erano infettati in precedenza con la variante Delta. Parte di questa gravità ridotta è probabilmente il risultato di un’immunità precedentemente conseguita”.