Mentre impazza in tutta Europa la crescita dei contagi con la variante Omicron, e mentre in Italia nel giro di qualche giorno si avrà la predominanza della variante scoperta in Sud Africa sulla precedente Delta, non sono pochi i dubbi e le domande che sorgono in merito a come si comporta questa nuova “versione” del Sars-CoV-2.



Secondo i dati raccolti fino da ISS e Ministero della Salute, occorre innanzitutto chiarire le tempistiche e le caratteristiche principali di Omicron: al momento si sa che è circa 5 volte pià trasmissibile di Delta, nei vaccinati con 2-3 dosi dà poi nella maggioranza di casi sintomi lievi (raffreddore, tosse, stanchezza) e di breve durata. Non solo, il tempo di incubazione sembra essere drasticamente ridotto rispetto alle precedenti varianti del Covid: spiega il focus del “Corriere della Sera”, citando gli ultimi studi, il periodo di tempo tra contagio e sintomi emersi sarebbe di 3 giorni, molto meno degli 11-14 stimati come limiti massimi dalla variante Alfa e Delta. Da questi dati si può dunque trarre qualche novità consistente rispetto alla variante Omicron conosciuta, di fatto, da poco più di un mese a livello mondiale: in primo luogo, il periodo di tempo in cui si sarebbe contagiosi di Omicron parte da 2 giorni prima del contagio e assai più probabile nei giorni del periodo sintomatico. «Si stima che il periodo infettivo duri da 8 a 10 giorni nei casi moderati e in media fino a due settimane nei casi gravi, ma l’infettività si riduce generalmente dopo 7 giorni dall’inizio dei sintomi», si legge ancora nel focus del “CorSera”.



VARIANTE OMICRON, I CONSIGLI PER CONTRASTARLA

Nel caso di vaccinati con 2 o 3 dosi, il tempo di sintomi della variante Omicron cala drasticamente a 2-3 giorni e si suppone che anche la capacità di contagiare altri si limiti a questa finestra temporale. Capire invece come si contrae l’infezione resta assai più simile alle modalità già conosciute nel recente passato: il contagio avviene maggiormente quando una persona ammalta starnutisce, tossisce, canta o semplicemente parla espellendo le secrezioni (le cosiddette “goccioline”) da bocca o naso. Ci si può contagiare rimanendo a distanza inferiore di 1 metro per tempo prolungato, oppure (più raro) toccando oggetti contagiati con le goccioline e poi venire a contatto con i propri occhi, bocca naso. Uno dei consigli che gli esperti in queste ultime settimane di espansione Omicron diffondono maggiormente è quello di prestare molta attenzione agli ambienti chiusi: «Quando le persone sono nelle immediate vicinanze di una persona infetta, la trasmissione può avvenire per inalazione diretta e per deposizione delle particelle infettive sulle mucose esposte. In ambienti chiusi poco ventilati o affollati queste particelle infettive possono accumularsi nell’aria e venir inalate: inoltre all’aumentare della vicinanza con la persona contagiata aumenta anche la concentrazione di aerosol e di conseguenza del rischio di infezione», così ha spiegato di recente al “Corriere” Luca Fontana, tossicologo, technical officer dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Serve una adeguata ventilazione di locali, scuole, ambienti di lavoro: in questo modo si permette di «ridurre la concentrazione di aerosol infettivo nell’aria e quindi ridurre il rischio d’infezione», conclude il membro Oms.

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