I sintomi del Covid con la variante Omicron sono più gravi? I vaccinati sono protetti? Sono tante le domande relative alla nuova variante sudafricana, anche perché sono ancora poche le cose che sappiamo su di essa. Pfizer e Moderna sono al lavoro su un vaccino specifico contro tale variante, che potrebbe essere pronto nel giro di tre mesi, ma gli esperti ritengono che la possibilità che tale ceppo “buchi” la protezione conferita dai vaccini sia remota. «È possibile un ulteriore calo della protezione dall’infezione, ma ancora una buona difesa dalla malattia severa», ha dichiarato al Corriere della Sera il professor Sergio Abrignani, ordinario di Immunologia all’Università Statale di Milano e direttore dell’Istituto nazionale di genetica molecolare Romeo ed Enrica Invernizzi. Lo avevamo già visto con la variante Delta: per i vaccinati c’è il rischio di infezione, ma resta la protezione da forme gravi e morte. Per gli esperti, dunque, è probabile che la situazione sia la medesima. Inoltre, non è detto che tutte le mutazioni siano negative.



La variante Omicron ha caratteristiche comuni alle varianti Beta e Gamma, ma servono studi sull’effetto protettivo degli anticorpi e dei linfociti T. «Gli anticorpi neutralizzanti riconoscono per lo più la regione molto mutata della Spike che si lega alle cellule umane, i linfociti T colpiscono invece regioni del virus che non hanno alcuna funzione d’interazione con le cellule umane e che sono rimaste ben conservate rispetto alle varianti precedenti», ha spiegato Abrignani.



VARIANTE OMICRON E VACCINI ANTI COVID

Questo vuol dire che non solo il vaccino è importante, ma lo è anche la terza dose, sebbene non “perfetta” per la variante Omicron. Rinforza infatti la risposta immunitaria che riguarda anche aree del coronavirus immutate. Quindi, un eventuale vaccino specifico potrebbe tornare utile eventualmente come quarta dose. Quel che è possibile, in teoria, è che la variante Omicron causi sintomi più gravi, anche se al momento le indicazioni parlano di una malattia lieve. D’altra parte, bisogna tener conto che la popolazione in Sudafrica è più giovane, bisogna quindi valutare cosa accade lì dove ci sono più anziani e soggetti fragili. Per Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco, «non ci sono ragioni scientifiche per un allarme. Abbiamo il sospetto che Omicron sia molto contagiosa, ma un virus con tutte queste mutazioni potrebbe anche rivelarsi meno virulento», ha dichiarato a Mezz’ora in più.



Il vaccino è, dunque, l’arma più importante che abbiamo e che ci consente di non rischiare un nuovo lockdown. Infine, è probabile che tale variante si sia sviluppata, come ipotizzato dal genetista François Balloux, in un soggetto immunocompromesso, forse perché affetto da Aids: «Non stupisce che una nuova variante possa essere comparsa la prima volta nell’organismo di un individuo con poche difese immunitarie, dato che in quella situazione Sars-CoV-2 può replicarsi per diversi mesi (avendo quindi molte occasioni di accumulare mutazioni) prima di essere eliminato», ha precisato Abrignani.