La variante Xj, sotto-mutazione di Omicron, è stata isolata per la prima volta in Italia. Considerata equivalente alla variante Xe, comparsa nei giorni scorsi nel Regno Unito, è stata individuata alle nostre latitudini da parte di una struttura dell’azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria. Non si conoscono molti dettagli circa la sua struttura, fino a questo momento; è tuttavia noto che sarebbe una ricombinazione delle sottovarianti di Omicron BA1 e BA.2 e finora era nota solo per un numero limitato di casi registrato alla fine del marzo scorso in Finlandia.
La variante Xe, considerata simile alla Xj, sembra essere il 10% più trasmissibile rispetto alla già contagiosissima BA.2 (o Omicron 2). QN sottolinea come proprio in data odierna le analisi di Ceinge-Biotecnlogie abbiano rivelato che Omicron 2 è la variante Covid attualmente dominante in Italia: “Le stime degli ultimi 15 giorni indicano che, in Italia, Omicron rappresenta quasi il 100% delle sequenze pubblicate, con BA.2 attestata a circa l’80%”, ha asserito Angelo Boccia, che ha elaborato i dati e che lavora nel gruppo di Bioinformatica del centro.
VARIANTE XJ ISOLATA IN ITALIA: EQUIVALENTE A XE, CHE “NON SEMBRA PIÙ SEVERA RISPETTO AD ALTRE VARIANTI”
Appreso dell’isolamento della variante Xj in Italia, qualche giorno fa si era espresso in merito all’equivalente Xe il professor Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana malattie infettive (Simit) e primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma. Queste le sue parole, riprese da QN: “Se parliamo in termini di virulenza, cioè di aggressività, di capacità da parte della Xe di dare patologia grave, direi che questa nuova variante del Covid-19 non sembrerebbe essere particolarmente più severa rispetto alle precedenti. Quello che si sta vedendo è che man mano che queste varianti si generano si perde un po’ di capacità da parte dell’immunità di difenderci dall’infezione, che diventa sempre più frequente anche nei soggetti vaccinati”.
A detta del primario, la Xe potrebbe essere quindi in grado di “superare la protezione del siero a livello di infezione in maniera maggiore rispetto alla variante che stava circolando precedentemente”.