I primi risultati di un nuovo studio condotto sui vaccini Moderna e Pfizer-BioNTech ha rivelato che ci sono differenze tra le risposte immunitarie che suscitano negli ospiti delle residenze per anziani. Lo studio, che è stato condotto dai ricercatori dell’Università di Toronto e del Sinai Health, non ancora peer-reviewed, ha evidenziato che gli anziani delle Rsa dell’Ontario vaccinati con Pfizer hanno mostrato risposte anticorpi infezioni alle varianti Alpha, Beta e Gamma rispetto a quelli vaccinati con Moderna. Non c’è riferimento alla variante Delta in quanto non è stata oggetto di valutazione al momento dello studio. «Il nostro studio solleva preoccupazioni circa la risposta alla vaccinazione in alcuni residenti di case di cura a lungo termine in Ontario, che nel complesso hanno risposto più debolmente alla vaccinazione», ha dichiarato la professoressa Anne-Claude Gingras, ricercatrice senior presso il Lunenfeld-Tanenbaum Research Institute e professore nel dipartimento di genetica molecolare all’Università di Toronto.
La scienziata ha condotto lo studio con la professoressa Allison McGeer, specialista canadese in malattie infettive del Sinai Health System, professore presso la Dalla Lana School of Public Health e Senior Clinician Scientist presso il Lunenfeld-Tanenbaum Research Institute. Dunque, tra gli anziani residenti delle Rsa il vaccino Moderna si è rilevato più “forte”, ha cioè generato una risposta anticorpale che ha consentito a più immunizzati di neutralizzare diverse varianti Covid. Lo studio, finanziato dal governo canadese e pubblicato su medRxiv, ha esaminato il livello di anticorpi totali e neutralizzanti prima e dopo la vaccinazione su 198 anziani nelle Rsa insieme a 78 persone che fanno parte del personale.
MODERNA E PFIZER A CONFRONTO SU VARIANTI COVID
Per quanto riguarda la variante Beta, nel 38% dei vaccinati con Pfizer non sono stati rilevati anticorpi per contattarla, contro l’11,5% dei vaccinati con Moderna. Per quanto riguarda la variante Gamma, solo il 5% dei vaccinati con Moderna non è stato in grado di neutralizzarla, mentre per Pfizer si sale al 29%. Lo studio in questione ha anche mostrato che assistenti e personale delle Rsa con età media di 47 anni hanno prodotto più anticorpi neutralizzanti rispetto ai residenti, la cui età media è invece di 89 anni. Questo per i ricercatori è coerente con ciò che è noto sulle risposte immunitarie e l’età. D’altra parte, chi non sviluppa una forte risposta anticorpale neutralizzante può essere protetto dalle cellule T.
Di sicuro questo studio spinge le autrici a ritene necessaria una terza dose per gli anziani. Infatti, Catherine Hankins, co-presidente della task force canadese per l’immunità Covid-19, ha spiegato che «la questione delle strategie di richiamo per le persone vulnerabili che potrebbero non montare una risposta immunitaria così forte e che hanno avuto una reazione non ottimale a due dosi di vaccini mRNA sta attirando molta attenzione e dibattito. L’effetto della più alta dose di antigene in Moderna è chiaramente parte del puzzle». Ora si sta lavorando ad ulteriori approfondimenti.