Un team di scienziati guidati dall’Italian Renaissance Team, facente capo al farmacologo clinico Carlo Centemeri, stila un documento contenente le indicazioni più urgenti e le misure da mettere in atto per limitare il diffondersi delle varianti del Covid-19 nel nostro Paese. L’appello su Repubblica, rivolto al nuovo governo Draghi e al ministro Speranza, invita a non sottovalutare l’emergere di varianti su tutto il territorio nazionale e l’effetto che la loro ulteriore diffusione potrebbe avere sull’andamento della pandemia nel nostro Paese.
Lockdown territorialmente mirati (e un lockdown nazionale se i primi non dovessero bastare), una più decisa politica di testing (cercando di puntare di più sui test molecolari) e di sequenziamento, obbligatorietà delle mascherine Ffp2 nei luoghi chiusi per il contenimento del contagio dovuto alle varianti del Covid, intensificazione della campagna vaccinale, revisione dei protocolli terapeutici con l’inclusione degli anticorpi monoclonali: questi i punti cardine del documento programmatico, di cui abbiamo parlato con uno dei diciotto firmatari, Francesco Broccolo, docente di Microbiologia clinica nell’Università Milano-Bicocca specializzato in Microbiologia e Virologia.
Professore, da quale esigenza è nato il vostro appello?
È nato dal fatto che dopo tredici mesi di pandemia non vediamo ancora una luce in fondo al tunnel ma continui ostacoli: prima per le terapie, poi per i vaccini, ora per le varianti che si stanno diffondendo. A dire il vero è da molto tempo che discutiamo, tramite canali di comunicazione anche privati, e facciamo dei tavoli virtuali di lavoro ogni sera, abbiamo 10 tavoli di lavoro con argomenti specifici.
Quali sono gli argomenti?
Testing, tracciamento, terapie, vaccini, comunicazione. In questi tavoli siamo più di mille esperti nazionali e internazionali, nel mondo accademico e non solo. Non ci sono solo virologi, immunologi, epidemiologi, etc. – figure non presenti nemmeno nel Cts, a voler essere precisi – ma anche imprenditori, rappresentanti di aziende farmaceutiche o di aziende che producono kit diagnostici, personalità dal mondo dei media. Tutte queste persone non rappresentano le proprie istituzioni, enti, aziende ma solo se stesse. Avrà notato che nei firmatari della lettera su Repubblica non è riportata l’affiliazione. Non ci sono interessi particolari, si affrontano argomenti e si portano delle soluzioni pragmatiche.
Ad esempio?
Io nel tavolo sul testing ho portato un test che sto mettendo a punto per la ricerca delle varianti. Lo sto sviluppando col supporto di un’azienda, siamo in fase di validazione. Serve a intercettare in modo rapido le tre varianti, due ore circa. Il sequenziamento di cui abbiamo parlato finora è time consuming, va fatto, certo, ma solo pochi laboratori sono in grado. Pretendere che tutti i laboratori d’Italia che oggi processano i tamponi possano essere in condizione di ricercare le varianti non è realistico, serve un test fruibile per tutti. Questa è una soluzione pratica.
Altri esempi?
La lettura dei dati quotidiani. Ogni giorno si assiste alla lettura dei dati con la percentuale dei positivi rilevata mescolando i tamponi molecolari con i test antigenici di prima generazione. Questo è un errore pazzesco, porta ad alterare il quadro epidemiologico, a sottostimarlo. Si ha un valore poco realistico da cui dipendono poi l’Rt e i colori delle regioni. I test di prima e seconda generazione sono test di screening e non diagnostici. Noi proponiamo di valutare per il conteggio dei positivi solo il molecolare e il test antigenico di terza generazione.
Sui vaccini invece qual è la vostra proposta?
Nel tavolo dei vaccini siamo arrivati alla conclusione, in base a quanto stabilito da Ema e Oms, che AstraZeneca andrebbe utilizzato anche per gli over 55, anche perché AstraZeneca non sembra bloccare la trasmissione del virus ma ha come endpoint, come scopo prioritario, quello di impedire l’aggravamento della malattia. Abbiamo esortato Aifa a rivedere il giudizio sulla somministrazione di questo vaccino.
E sugli anticorpi monoclonali?
È stato difficile trovare un accordo, discutiamo molto (in senso buono) su questo punto, ma su una cosa eravamo tutti d’accordo, sul fatto che fosse inspiegabile che Aifa ritardasse tanto l’autorizzazione di anticorpi monoclonali che riteniamo importantissimi nella terapia durante la prima fase dell’infezione. Infatti abbiamo avuto modo di parlarne con il presiedente di Aifa (Giorgio Palù, ndr), è un virologo, è stato facile intavolare un’interlocuzione costruttiva.
Sulle mascherine anche avete dato un suggerimento preciso.
Sì, le varianti sono molto più contagiose, tra il 50-70 per cento in più, 90 per cento la brasiliana. E allora perché permettiamo alle persone di salire sui mezzi con la mascherina chirurgica? Bisogna dire alle persone di usare la Ffp2. A proposito di questo, noi abbiamo un tavolo specifico proprio sulla comunicazione, è cruciale.
Cioè?
Discutiamo di come migliorare la comunicazione, anche per noi stessi quando andiamo in Tv, nelle trasmissioni, dobbiamo essere chiari, arrivare ad avere una comunicazione univoca, per non confondere e disorientare i cittadini. È stato il primo tavolo da cui è nato tutto, a dire la verità.
Avete già avuto qualche riscontro politico e istituzionale?
Al momento abbiamo tantissimo interesse da parte della stampa e dei media, per quanto riguarda le istituzioni e la politica ci dobbiamo riunire stasera (16 febbraio, ndr) e non so dirle ancora se c’è stato un feedback, oggi è stata la prima giornata in cui siamo usciti con questo appello.
E col governo precedente avete già provato a interloquire?
Nella fase precedente è rimasta un’iniziativa privata, con singoli individui e i rispettivi enti di appartenenza. Ora questo è cambiato, non facciamo più comunicazioni singole ma tavoli condivisi, arrivando a una sintesi sui vari temi.
Quando è nata di preciso l’iniziativa?
Come iniziativa privata già a fine gennaio, io sono entrato a fine settembre. All’inizio era più incentrata sulla comunicazione, a trovare un consenso, a una sintesi sulle posizioni da prendere. Nel tempo abbiamo coinvolto più persone, anche scienziati con opinioni veramente difformi, per accogliere tutti i punti di vista. E perché nessuno restasse escluso.
(Emanuela Giacca)
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