Albachiara è un inno alla semplicità, così sconosciuta a tanti giovani di oggi, proposto da una scuola che si dimostra figlia del suo tempo, capace di leggere e interpretare la modernità e non legata a metodi didattici del passato”. Interessante.

Due docenti del liceo classico Eschilo di Gela, in Sicilia, le professoresse Lella Oresti e Concetta Massaro si sono cimentate a tradurre in latino classico il celebre brano di Vasco Rossi Albachiara: “Il latino è considerato una lingua morta, abbiamo voluto renderla viva, farla cantare dai ragazzi e appassionarli a questa lingua, avvicinandoli con una canzone del più grande rocker” dicono. Ci hanno messo diverse notti durante le loro vacanze (scolastiche) questa estate per affinare la metrica testuale e accordarla a quella musicale. Ne è venuto al corrente lo stesso Vasco Rossi che ha postato sui suoi canali ufficiali social la traduzione. Tutto molto bello.



Da tempo si dibatte addirittura se sia il caso di abolire il latino dagli studi cosa che per molti sarebbe come tranciare via di netto le basi della conoscenza della nostra lingua e della nostra storia. Perché è da lì che veniamo, dalla lingua latina e da quel mondo antico le cui basi ispirano, o almeno ispiravano, la nostra vita culturale e sociale. In questo modo certamente si dà un po’ di voglia ai ragazzi di riprendere in mano questo studio. “Il latino è vivo, anche con il latino si può giocare e divertirsi parlando di emozioni e di bellezza, attraverso il canto e la musica. Un concerto rock trasmette entusiasmo ed empatia così come faceva l’aedo, il cantore, figura vicina agli artisti del mondo di oggi” dicono le due docenti.



Ma poi aggiungono: “La musica può trasmettere valori importanti come quelli del mondo classico, valori che i ragazzi apprezzano quando vengono proposti nel modo giusto: bisogna stimolare la loro curiositas, puntando sul concetto di meraviglia”.  Ora, tutti sanno o almeno avrebbero dovuto capire che dietro l’apparente leggerezza del testo, la bella descrizione di una ragazzina impegnata a crescere (“Cammini per strada mangiando una mela Coi libri di scuola, ti piace studiare Non te ne devi vergognare”) il finale è la descrizione di un atto di auto erotismo: “E qualche volta fai pensieri strani Con una mano, una mano ti sfiori Tu sola dentro la stanza E tutto il mondo fuori”. Ai tempi infatti la canzone era considerata trasgressiva, audace, non certo un esempio di modello educativo.



La cantavamo ai tempi della scuola quando fu pubblicata a squarciagola per ribellarci contro il moralismo parentale e scolastico, poi da lì il passo al sesso libero era breve. Ora, non siamo moralisti e certamente l’auto erotismo fa parte del percorso di tutti gli esseri umani, degli adolescenti in particolare, ma come si è passati a quello che nelle intenzioni del suo stesso autore doveva essere una denuncia, un inno alla libertà sessuale del singolo, una canzone di ribellione contro il moralismo a parlare di valori educativi per i giovani? La interessante iniziativa delle due professoresse per sdoganare il latino e renderlo attuale forse meritava di più che la celebrazione di quello che probabilmente è stato il loro idolo adolescenziale.

Ci sono migliaia di canzoni che comunicano valori un po’ più seri da comunicare ai giovani: pensiamo a quelle di Fabrizio De André, Franco Battiato, o tanti altri. Uno sforzo in più, care professoresse, invece che appiattirsi sulla trasgressione diventata oggi pensiero di massa, inteso massa di pecore. A proposito di Battiato, c’è una sua bellissima canzone che parla di amore, di prendersi cura del prossimo, di dolore, fatica nel crescere e di come si possono vincere insieme. Si chiama non a caso La cura. Ci permettiamo di suggerirla alle due professoresse visto che, adesso, dicono di volersi cimentare anche con la traduzione di una canzone in greco antico.

Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie

Dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via

Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo

Dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai

Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore

Dalle ossessioni delle tue manie

Supererò le correnti gravitazionali

Lo spazio e la luce per non farti invecchiare

E guarirai da tutte le malattie

Perché sei un essere speciale

Ed io, avrò cura di te

(…)

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza

Percorreremo assieme le vie che portano all’essenza

I profumi d’amore inebrieranno i nostri corpi

La bonaccia d’agosto non calmerà i nostri sensi

Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto

Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono

Supererò le correnti gravitazionali

Lo spazio e la luce per non farti invecchiare

Ti salverò da ogni malinconia<

Perché sei un essere speciale

Ed io avrò cura di te

Io sì, che avrò cura di te