Vasco Rossi ha ricordato, con un post su Instagram, i quarant’anni di “Siamo solo noi“, il quarto album del rocker uscito il 9 aprile del 1981. Quel disco contiene diverse canzoni che hanno segnato la carriera di Vasco, a partire dal brano che ne dà il titolo, diventato un inno generazionale. E’ stata infatti definita la “canzone italiana rock del secolo” dalla rivista Rolling Stone dopo un sondaggio.
In poche strofe Vasco Rossi è stato in grado di spiegare il disagio giovanile, ma non divenne da subito la voce di una intera generazione, all’inizio era considerata “solo” un pezzo semplice, ma comunque geniale. Tanto che fu scartata per la partecipazione al Festivalbar del 1981, dove il cantante venne invitato da Vittorio Salvetti che aveva intuito le straordinarie potenzialità di “Siamo solo noi”. Vasco ha scritto un suo pensiero, in merito a questo pezzo, sul suo profilo Instagram, nel quale esordisce con queste parole: “Per la critica o eri cantautore o eri pop“.
Le parole di Vasco Rossi
La canzone “Siamo solo noi” di Vasco Rossi nacque con l’intento di rimanere vicino al cantautorato senza tradire lo spirito rock: “Pensavo a un rock popolare, anche se ero cresciuto con i cantautori. ‘Siamo solo noi’ non l’avrei scritta senza ‘Quelli che’ di Enzo Jannacci, che era un testo aperto, potevi cambiarlo ogni sera. Lo mettevo in radio già nel 1976-77. Io compravo i suoi dischi dai primi in dialetto milanese, ‘El portava i scarp del tennis’ e ‘L’Armando’, lui era geniale“.
Da Jannacci a Gaber fino a Battisti, erano questi gli ascolti del rocker di Zocca. Tramite i social ha rivelato che andava a vedere gli spettacoli di Giorgio Gaber: “Uno dei grandi con Mogol e Battisti, De Gregori, Guccini, De André. Giorgio Gaber era uno dei pochi che andavo a vedere a teatro, non perdevo uno spettacolo. Era troppo avanti, nuovo e anche perfetto in tutto, io l’ho amato dentro. Sono cresciuto con loro, poi ho trovato il mio stile ma sono figlio loro”.