Il grande Vasco Rossi celebrato da Noemi ad Una Storia da Cantare 2 con una versione particolare di Vita Spericolata. Irene Grandi, invece, canta il brano portato al Festival di Sanremo 2020, Finalmente Io, scritto proprio da Vasco Rossi. Bianca Guaccero ha il morale alle stelle e ringrazia la Grandi per aver accettato l’invito in trasmissione: “Questa canzone è veramente meravigliosa. Dobbiamo ringraziarti per aver portato qui questo grande brano”, dice. Irene Grandi si sofferma sul personaggio di Vasco Rossi, che definisce un grande: “Lui legge l’animo femminile, Vasco Rossi è sempre presente come persona. Si fa sentire molto. E io non posso fare altro che ringraziarlo”. Applausi a scena aperta per Irene Grandi, Noemi e il loro personalissimo e sentito omaggio a Vasco Rossi. (Aggiornamento di Jacopo D’Antuono)



Vasco Rossi, il “ritorno” al Festival

Vasco Rossi è ritornato in modo diretto all’ultimo Festival di Sanremo grazie alla canzone scritta per Irene Grandi, ma i fan ricordano bene che lo stesso Blasco ha partecipato diversi anni fa alla kermesse. Dobbiamo tornare all’anno 1983 per trovare un giovanissimo Komandante sul palcoscenico dell’Ariston e in gara con il brano Vita Spericolata. Una canzone scritta dallo stesso cantante, con musica di Tullio Ferro, e destinata ad entrare nella storia della musica italiana. Non tanto per il penultimo posto registrato in quell’occasione, ma per la popolarità ottenuta subito dopo. Lo stesso Gino Paoli ha affidato a Rossi il compito di interpretarne l’inciso per il finale della sua canzone Quattro amici e Massimo Ranieri l’ha scelta per il doppio disco realizzato quattordici anni fa, Canto perchè non so nuotare… da 40 anni. “Spericolato, rischioso, avventuroso”, ha detto Vasco a La Stampa qualche tempo fa, “nel senso che dice Nietzsche, vita vissuta pericolosamente e pienamente accettandone le sfide, i rischi, le fatiche, le gioie e le sofferenze. Cercare di prevenire e affrontare gli ostacoli, non evitarli”. Il cantante ricorda bene come in quel periodo ha scelto di rifiutare un lavoro sicuro in banca per inseguire il suo sogno di vivere grazie al mondo della musica. In questo senso, fare qualcosa di spericolato rappresenta per lui esercitarsi, imparare nuove tecniche e saper rischiare, ma anche di “portare sempre a casa la pelle”.



Vasco Rossi, Vita Spericolata il 1983 anno storico

Il 1983 è un anno storico per Vasco Rossi. Gli appassionati di musica lo ricorderanno per via della sua canzone Vita Spericolata, che darà il via alla sua popolarità, ma per il Komandante vuol dire anche molto altro. In quel periodo il Blasco lavorava nel mondo della musica da ormai cinque anni, ma senza avere una dimora fissa nè la possibilità di pubblicare un album. Alle spalle aveva il successo del brano Albachiara e Siamo solo noi, ma si trovava comunque un po’ perso. “Avevo tagliato i ponti con tutti, ero collassato in mezzo a un oceano, non vedevo la riva nè da una parte nè dall’altra”, dice a La Stampa, “il provocatore era già nato, sconsigliato da tutta la stampa, avvertivano che potevo trasmettere il virus della droga”. Vasco però decide di ritornare a Sanremo ad un anno di distanza dal suo Vado al massimo, il brano con cui ha colpito la giuria, ed ha accettato l’invito del patron di ripresentarsi di nuovo in gara. “Non posso tornare a fare il matto”, dice fra sè e sè in quel momento. Poi grazie a Guido Elmi conosce Tullio Ferro e rimane estasiato dalla sua musica: così si convince a collaborare con il musicista per creare Vita Spericolata. Oggi, sabato 15 febbraio 2020, la canzone e Vasco Rossi saranno al centro della puntata Una storia da cantare che andrà in onda su Rai 1. “L’ho ascoltata per mesi, non mi veniva mai una cosa giusta”, dice ancora nell’intervista, “poi un giorno che eravamo a suonare in Sardegna, si è messo a piovere. Sono salito in macchina e ho messo il nastro e ho pensato ‘Voglio una vita..'”. Il resto è storia.



Gli anni settanta

Gli anni settanta graveranno con forza sulle spalle di Vasco Rossi, impegnato ad andare contro corrente. Mentre tutti gli italiani sembrano desiderare un posto in banca, il cantante si ritrova a percorrere una strada del tutto diversa. E così avverrà anche nell’83, data di nascita della sua canzone Vita Spericolata. Andando contro persino l’idea dei genitori che avrebbero voluto vederlo con un lavoro fisso e possibilmente lontano dalla musica. Per questo nel suo testo scrive di volere una vita “non educata”, nel senso che non segue i canoni, le regole, le imposizioni. Il riferimento a Steve McQueen non è un caso, anche se molti in quel periodo avrebbero associato l’etichetta di bello, dannato e spericolato più a James Dean. Invece per Vasco quest’ultimo rappresenta le macerazioni, i tormenti. McQueen invece incarna solo il piacere: “Era il mito della mia generazione, nel film La grande fuga saltava i reticolati con la moto”, dice a La Stampa. E il Komandante ci teneva così tanto alla citazione del famoso attore, che quando gli proporranno di tradurre il brano in tedesco e cambiare il nome di McQueen con quello di Errol Flynn, si opporrà con tutte le sue forze. “Non diedi il permesso”, dice, “niente traduzione”.

Video, Irene Grandi a Sanremo 2020