Il processo in corso in Vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato di Londra si arricchisce di quattro nuovi testimoni: Fulvio Cesaretti, membro dell’Ufficio Amministrativo della Segreteria di Stato definito il “custode delle medaglie”; Michele Mifsud, consulente finanziario; Fabrizio Giachetta, dipendente della Segreteria di Stato; Carlo Bravi, direttore generale delegato di Enasarco. I convocati dall’Ufficio del Promotore di Giustizia, come riportato da Vatican News, hanno offerto nella giornata di ieri ulteriori circoscritti dettagli sulla vicenda. Oggi sarà ascoltato anche Federico Antellini Russo, vice direttore dell’Autorità di Informazione Finanziaria.
Nell’aula polifunzionale dei Musei Vaticani, tra gli imputati, erano presenti il cardinale Angelo Becciu e Fabrizio Tirabassi. Una testimonianza chiave in relazione al comportamento di quest’ultimo è stata quella di Fulvio Cesaretti, il quale sollecitato dalle domande dell’avvocato della difesa Massimo Bassi, ha chiarito che l’Ufficio Obolo era distinto dagli altri, “dotato di diversi dipendenti e coordinato da monsignor Alberto Perlasca, che custodiva in un armadio chiuso a chiave le medaglie d’oro” mentre le altre medaglie e monete erano “normalmente conservate in un magazzino nell’ufficio amministrativo”. Il testimone da parte sua ha ammesso di “non avere mai fatto denunce per ammanchi di monete o medaglie” nonostante “non ci fosse un vero e proprio inventario”.
Vaticano, 4 nuovi testimoni in processo su gestione fondi: le dichiarazioni di Fabrizio Giachetta
Oltre a quello di Fulvio Cesaretti, tra i quattro nuovi testimoni in Vaticano nel processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato di Londra, è stato cruciale anche il contributo di Fabrizio Giachetta. Il dipendente della Segreteria di Stato, come riportato da Vatican News, ha rivelato che le “competenze finanziarie” dell’Ufficio furono modificate dopo l’arrivo del cardinale Angelo Becciu come sostituto della Sezione per gli Affari Generali, lasciando tutto nelle mani del capo ufficio, monsignor Alberto Peralsca, e di Fabrizio Tirabassi. Per quel che concerne il discusso Obolo di San Pietro, invece, il testimone ha ribadito che i suoi fondi venivano “usati per le coperture delle perdite di bilancio, ma si trattava di cifre non straordinarie”.