LA DIFESA DEL CARDINAL BECCIU
Sono passati due anni e mezzo ormai dal presunto scandalo dell’acquisto del Palazzo di Sloane Avenue in Londra e del “buco” da 400 milioni nei conti della Segreteria di Stato in Vaticano: due anni e mezzo in cui il processo a carico del Cardinal Angelo Becciu (e altri 10 imputati) non è ancora decollato.
Con una lunga nota diffusa oggi dall’Adnkronos, la difesa dell’ex n. 3 della Santa Sede si scaglia contro i magistrati del processo: «ribadiamo di non avere ancora ad oggi, dopo sette mesi di dibattimento, copia integrale dei dati contenuti nei dispositivi elettronici sequestrati, contrariamente a quanto affermato oggi dal Promotore di Giustizia, che li avrebbe dovuti mettere a nostra disposizione prima dell’avvio del processo come prescritto dalla legge». Gli avvocati Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo non ci stanno a far passare Becciu come condannato “senza processo”: «quanto affermato dai Promotori in aula si discosta dalla loro precedente impostazione del 31 gennaio, quando, nel rispondere alla nostra eccezione, affermavano fosse sufficiente fornire alle difese solo gli atti di cui l’Accusa intende fare uso processuale».
PROCESSO PALAZZO VATICANO IN STALLO
Ebbene, la difesa del Card. Becciu continua a ribadite la necessità di accedere a quegli atti del processo «nella loro integralità come condizione minima di legalità per praticare un diritto di difesa effettivo, nell’ambito di un giusto processo e non certo per sottrarci alla sua celebrazione». La sottolineatura dei legali difensori giunge – concludono Viglione e Marzo – a prescindere dalla «assoluta infondatezza delle accuse e dell’innocenza del cardinale , che è e rimane manifestamente estraneo ad ogni ipotesi di reato». Come ha sottolineato in questi giorni l’editoriale di Felice Manti su “Il Giornale, ad oggi «alle difese non sono state consegnate né le registrazioni complete degli interrogatori di monsignor Perlasca, che risultano in alcune parti omissate, né le copie forensi delle centinaia di dispositivi informatici sequestrati, né larga parte degli atti e dei documenti raccolti nelle indagini». Il risultato è una sempre maggior tensione crescente nelle ormai sette udienze tenutasi fino ad oggi: lo stallo dunque è servito e non sembra vedersi a breve una “soluzione” rapida. Solo una settimana fa il Cardinal Becciu in una nota a margine del processo aveva dichiarato: «Riguardo alla Cooperativa Spes, sono fiero e orgoglioso di aver trovato fondi per sostenere questa cooperativa che dà lavoro a 60 ragazzi e ragazze: ex drogati, ex carcerati, ragazzi con problemi di salute. Anche durante la pandemia non è venuta meno l’occupazione, anzi, è aumentata. È una Cooperativa, braccio destro della Caritas di Ozieri, impegnata nel problema sociale. L’accusa che mi è stata fatta è che io, inviando soldi alla Caritas di Ozieri, ho voluto favorire i miei familiari. Questa è un’accusa dalla quale mi difenderò in tribunale e che ho sempre respinto e respingo. E la respingo con la stessa documentazione dei magistrati che è contenuta nella citazione a giudizio».