Avvicendamenti in Vaticano. Sono ore di rinnovamento e cambiamenti in piazza San Pietro e dintorni, dove nelle scorse ore Papa Francesco ha accolto la rinuncia all’incarico di prefetto della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti presentata dal cardinale Robert Sarah (75 anni compiuti a giugno), del quale non è stato ancora designato il successore. Inoltre, ha rinunciato agli incarichi di vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, di arciprete della Basilica di San Pietro e di presidente della Fabbrica di San Pietro il cardinale Angelo Comastri, 77 anni.
Bergoglio, in questo caso, ha subito individuato l’erede di Comastri nella figura del cardinale Mauro Gambetti, 55 anni, esponente dei Frati minori conventuali e già custode generale del Sacro Convento di San Francesco ad Assisi. Lo rivela in una nota l’agenzia di stampa ANSA, che aggiunge che, il 3 ottobre scorso, Gambetti ha accolto il Papa ad Assisi per la firma dell’enciclica “Fratelli tutti” sulla tomba di San Francesco, venendo subito dopo nominato cardinale nel Concistoro del 28 novembre 2020.
VATICANO, IL GELIDO TWEET DEL CARDINALE SARAH
In merito agli avvicendamenti in Vaticano, l’ANSA sottolinea come, con l’addio del cardinale Sarah, si faccia da parte colui che ha sempre osteggiato le innovazioni volute o pensate da Papa Francesco. Non è stato, insomma, un addio idilliaco, come conferma il tweet pubblicato nelle scorse ore dal porporato guineano sul proprio profilo social: “Oggi il Papa ha accettato le dimissioni dal mio ufficio di Prefetto della Congregazione per il Culto Divino dopo il mio settantacinquesimo compleanno. Sono nelle mani di Dio. L’unica roccia è Cristo. Ci rivedremo molto presto a Roma e altrove”. Come dicevamo, anche il cardinale Comastri ha abbandonato la sua posizione: l’ex arcivescovo di Loreto ha ceduto il passo per sopraggiunti limiti d’età. Il suo operato a Roma non è stato sempre facile, tanto che il 30 giugno 2020 Bergoglio scelse di commissariare la Fabbrica di San Pietro, da lui presieduta, con l’intento dichiarato di fare luce sull’amministrazione e sulla gestione degli appalti, sequestrando addirittura computer, dispositivi tecnologici e documenti cartacei.