In attesa di un processo o di una archiviazione, Cecilia Marogna, manager di Cagliari diventata nota con l’appellativo di “Dama del Cardinale” o “Lady Becciu” per via del suo rapporto con l’ex sostituto della Segreteria di Stato Angelo Becciu ha deciso di appellarsi all’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede al fine di intercedere con le autorità del Vaticano e con Di Maio per porre fine a una situazione di stallo che le avrebbe impedito di continuare a lavorare e quindi di poter mantenere la figlia minorenne. Come rammenta Adnkronos, la Marogna è indagata con l’accusa di aver speso 575 mila euro che gli erano stati affidati dalla Segreteria di Stato in virtù dell’incarico ricevuto da Becciu di prestare “servizio professionale come analista geopolitico e consulente relazioni esterne per la Segreteria di Stato – Sezione Affari generali”.
A distanza di 8 mesi dal suo arresto, la Marogna avrebbe deciso di presentare una istanza firmata dagli avvocati Fiorino Ruggio e Giuseppe Di Sera con la quale chiede all’ambasciatore Pietro Sebastiani di intervenire. Nella stessa avrebbe puntato il dito contro la “dolosa inazione delle autorità vaticane” che le impedisce di poter cercare un nuovo lavoro in grado di darle sostentamento.
VATICANO, MAROGNA: APPELLO DEI SUOI AVVOCATI
I legali di Cecilia Marogna, nella lettera visionata da Adnkronos, ripercorrono l’intera vicenda e sottolineano come la propria assistita sia stata “illecitamente arrestata, e limitata della libertà e delegittimata, denigrata” anche attraverso informative diffuse dalla stampa “”violative della dignità, dell’onore e del decoro della stessa (ragion per cui oramai, e proprio malgrado, la Signora Cecilia Marogna nell’immaginario collettivo è trasfigurata essere ‘Lady Becciu’ oppure la ‘Dama del Cardinale’)”. E così, proseguono i suoi legali, la donna non solo non ha potuto dimostrare la propria innocenza ma non ha neppure potuto far fronte “ai più elementari bisogni di vita propri e della prole”, subendo di contro “discredito” oltre che “incertezza” in seguito all’inattività delle autorità vaticane. Per tale ragione i suoi legali hanno deciso di appellarsi all’ambasciatore al fine di intercedere presso tutte le autorità competenti non solo vaticane affinché si disponga “senza indugio alcuno il rinvio a giudizio” o si “emetta provvedimento di abbandono del citato procedimento giudiziale” nei confronti della manager.