Fu proprio la famosa “nota” depositata dal Vaticano presso l’Ambasciata italiana lo scorso 17 giugno a porre i primi ostacoli reali al Ddl Zan sull’omobilesbotransfobia: ecco che allora, proprio nel giorno in cui il disegno di legge viene (forse) definitivamente affossato al Senato, giunge un secondo commento della Santa Sede che pone elementi ancora di maggior criticità in merito al testo avanzato dal Centrosinistra.
«Davanti a simili progetti di legge, il comportamento dei fedeli e dei politici cattolici deve adeguarsi al Magistero della Chiesa, che sull’ideologia gender ha espresso ‘chiara riprovazione’ tramite numerosi interventi di Papa Francesco»: ad affermarlo è la Congregazione per la Dottrina della Fede in risposta alla richiesta di chiarimenti dottrinali sul Ddl Zan pervenuta dall’associazione Pro Vita & Famiglia Onlus, da tempo schierata contro il disegno di legge in Senato. Lo stesso ente ha voluto ringraziare l’intervento della Santa Sede, chiedendo ai politici cattolici «a destra e a sinistra di respingere il Ddl Zan e scongiurare il lavaggio del cervello dei bambini che promuove nelle scuole italiane». Poche ore dopo, a Palazzo Madama, con il voto approvato sulla “tagliola” si è di fatto affossato il disegno di legge per il voto di una trentina di “franchi tiratori” all’interno del Centrosinistra.
NON SOLO DDL ZAN: “ANCHE SU ABORTO ED EUTANASIA GUARDARE A MAGISTERO CHIESA”
In commento alla nota di giugno della Congregazione, il Cardinale Pietro Parolin così spiegava il perché della contrarietà della Chiesa in merito alla legge sulla omotransfobia: «particolarmente nella parte in cui si stabilisce la criminalizzazione delle condotte discriminatorie per motivi ‘fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere’ – avrebbero l’effetto di incidere negativamente sulle libertà assicurate alla Chiesa cattolica e ai suoi fedeli dal vigente regime concordatario». Nella nota di giugno infine si chiarisce, «Ci sono espressioni della Sacra Scrittura e delle tradizioni ecclesiastiche del magistero autentico del Papa e dei vescovi, che considerano la differenza sessuale, secondo una prospettiva antropologica che la Chiesa cattolica non ritiene disponibile perché derivata dalla stessa Rivelazione divina. Tale prospettiva è infatti garantita dall’Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica italiana di Revisione del concordato lateranense, sottoscritto il 18 febbraio 1984». La nota odierna conferma l’incompatibilità tra l’identità di genere promossa dal Ddl Zan e la dottrina cattolica richiamando la «chiara riprovazione dell’ideologia gender», espressa da Papa Francesco in diversi recenti interventi e pure al paragrafo 56 dell’Esortazione apostolica postsinodale “Amoris Laetitia”. Sempre il Pontefice sostiene l’inquietante presenza «che alcune ideologie di questo tipo cerchino di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini». Non solo Ddl Zan, anche su eutanasia e aborto la nota della Congregazione della Fede richiama l’enciclica Evangelium Vitae di San Giovanni Paolo II: «la coscienza cristiana ben formata non permette a nessuno di favorire con il proprio voto l’attuazione di un programma politico o di una singola legge in cui i contenuti fondamentali della fede e della morale siano sovvertiti dalla presentazione di proposte alternative o contrarie a tali contenuti. Sarebbe un errore confondere la giusta autonomia che i cattolici in politica debbono assumere con la rivendicazione di un principio che prescinde dall’insegnamento morale e sociale della Chiesa».