LA NOTA DEL VATICANO SULL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE “IN PILLOLE”: IDOLATRIA, RESPONSABILITÀ E FEDE
Una grande opportunità se non diventa idolatria e “imitazione di Dio”, va però controllata e soppesata e può essere comunque un aiuto all’umanità: l’intelligenza artificiale è alla base della lunga nota prodotta dal Vaticano su input di Papa Francesco e nel momento in cui l’attenzione mondiale è profondissima dopo l’ennesima sfida a distanza tra Cina e Occidente. Concepita dai Dicasteri per la Dottrina della fede e per la Cultura ed Educazione, la nota “Antiqua et Nova” si struttura sul confronto e dialogo tra intelligenza artificiale e intelligenza umana, l’una al servizio della seconda per meglio “performare” un autentico sviluppo conoscitivo umano.
L’AI (Artificial Intelligence) non è una vera forma di intelligenza, specifica la Chiesa Cattolica in questo importante e storico documento (specie per la tempistica attualissima in cui è uscito), ma è uno dei prodotti – tra i più brillanti – di tale intelligenza che resta prettamente umana: i moniti di Papa Francesco e dei Dicasteri, assieme al proficuo lavoro di Padre Paolo Benanti in questi anni, trovano ampio respiro nella nota “Antiqua et Nova”, una risposta cristiana adeguata al mondo circostante in evoluzione sempre più “spinta”. L’intelligenza artificiale è nata come tale e deve rimanere al servizio della responsabilità umana, al servizio della persona senza sfociare nell’ideologica presunzione di poter “sostituire” la persona.
Come scrive piuttosto nettamente il Vaticano nella sua nota pubblicata il 28 gennaio 2025, «la presunzione di sostituire Dio con un’opera delle proprie mani è idolatria», mentre la vera intelligenza è solamente umana. Può svolgere un compito, presentare delle soluzioni anche brillanti, ma non può “pensare” e ragionare, quello rimane ad uso innato dell’essere umano: serve concepire una sapienza nuova nel rapportarsi a quella più “antica”, sviluppando l’AI ma sempre rispettando la dignità umana e lo sviluppo integrale di ogni individuo nel mondo. Da qui la proposta-monito della Chiesa sull’intelligenza artificiale: non idolatria, non sostituzione dell’intelletto, ma strumento «complementare all’intelligenza umana». Un aiuto e non una soluzione, insomma. Ecco qui il testo integrale della nota del Vaticano sull’intelligenza artificiale
ACCOLTO L’APPELLO DI PAPA FRANCESCO SUL METTERE “ORDINE” SULL’AI
Con la nota del Vaticano pubblicata oggi si rende piena risposta all’appello lanciato da Papa Francesco in tanti suoi interventi degli ultimi mesi: fin da subito la Santa Sede ha investito tempo e risorse sul capire più da vicino cosa sia e quali sviluppi possa avere anche nel futuro prossimo l’intelligenza artificiale, con la nomina del teologo Paolo Benanti alla guida della Commissione Vaticana sull’impatto dell’AI. Durante la sessione dedicata al G7 in Puglia lo scorso giugno, Papa Francesco davanti ai leader mondiali invitava a non cedere un potere così immenso come lo sviluppo tecnologico ad una deriva senza controllo: «la realtà vera è quella delle domande sulla vita», non quello che pur di grandioso può generare l’intelligenza artificiale.
Cos’è l’uomo, cos’è la vera grandezza della persona e quale sia il rapporto tra realtà, creatura e creatore Dio: su questi macro-temi l’AI non può e potrà mai sostituirsi all’individuo, ma non per questo è uno strumento da bocciare senza appello. Come ha poi spiegato sempre Papa Francesco nel recente messaggio inviato dal Forum Economico Mondiale di Davos, il punto è capire che l’intelligenza artificiale in realtà sarebbe preferibile considerarla come un tassello di una più ampia intelligenza relazionale, un’intelligenza umana in grado di indagare molto meglio le singole domande sulla vita delle persone. L’AI può aiutare a scegliere tra più possibilità ma solo se queste sono ponderate e prodotte dall’uomo: «l’IA non è una forma artificiale di intelligenza umana bensì un suo prodotto», spiegava ancora il Papa ai partecipanti di Davos.
PADRE BENANTI: “LE DOMANDE GIUSTE E L’INTELLIGENZA UMANA”
Raggiunto dalla stampa del Vaticano per un commento accurato sulla nota “Antiqua et Nova”, padre Benanti riflette l’impulso dato da Papa Francesco in questi anni di ricerche e studi sull’evoluzione dell’intelligenza artificiale. Grande esperto e innovatore, il religioso scelto dal Santo Padre per studiare da vicino la rivoluzione AI ritiene il documento prodotto dai Dicasteri come molto utile non tanto per aver inserito i giusti richiami al controllo, ma perché aiuta a porre l’attenzione sulle domande “giuste” che l’umanità deve farsi davanti al moltiplicarsi delle app di intelligenza artificiale.
La presa di coscienza cristiana che l’integrità di Dio, della sua creazione e delle sue creature non possono essere “sostituite” dall’AI è un primo passo di una lunga serie di riflessioni che si possono scorgere nel leggere il testo preparato dalla Santa Sede: secondo padre Benanti, la vera novità è il potersi mettere nella corretta “posizione” di farci le domande giuste «sulla nostra identità e sulle nostre capacità di poter contribuire alla custodia e alla coltivazione del mondo». Chi è l’uomo e per quale motivo siamo al mondo: non è certo l’intelligenza artificiale o un algoritmo a poterci dare la soluzione, è solo il valore strettamente umano a distinguerci davvero dal resto delle creazioni. Come spiega ancora il teologo, pur grande estimatore dei prodotti AI, lo sviluppo “artificiale” può condurre a prendere e trovare le giuste soluzioni, ma non potrà mai “orientare” la vita e l’animo delle persone verso un orizzonte di trascendenza, «quello resta solo umano». Serve mantenere la responsabilità umana al comando, allora sì che l’AI potrà essere un aiuto concreto e benefico per tutti: serve mantenere insieme fede e ragione per potersi rapportare all’incredibile rivoluzione AI, solo da questa unione si può vedere le innovazioni al servizio dello sviluppo umano. Nel bene e nel male l’uomo può sempre incidere e questa responsabilità non può essere eliminata dal crescere dell’AI: da qui la necessità di porre dei “guardrail”, conclude Padre Benanti, per condurre al meglio l’AI senza incidenti gravi verso un pieno servizio di verità.