LA LETTERA DEL VATICANO CONTRO LA CHIESA DI GERMANIA: COSA SUCCEDE

Lo diceva da tempo Benedetto XVI (e non solo lui): la Chiesa in Germania rischia seriamente lo scisma viste le forti correnti in seno ai vertici ecclesiastici che vorrebbero riformare/rivoluzionare la dottrina della Santa Chiesa di Cristo in nome della modernità (o modernismo?). Succede poi che alla morte proprio del Papa Emerito – profondamente osteggiato in vita dall’ala più “progressista” della Conferenza Episcopale tedesca – le spinte interne della Chiesa di Germania si fanno ancora più pressanti e sembra non essere servito fino in fondo l’incontro chiarificatore con Papa Francesco lo scorso novembre in Vaticano (con tanto di promessa rinnovata dei vescovi tedeschi di non chiedere né volere alcuno scisma). Da fine 2019, sotto impulso dell’allora leader della Chiesa tedesca Card. Reinhard Marx, è iniziato in Germania un percorso sinodale come risposta alla crisi degli abusi emersa drammaticamente in alcune diocesi: le questioni cruciali di una maggioranza interna alla Conferenza sono quelle di matrimoni LGBT, donne-prete, celibato sacerdoti da rivedere e Comunione ai divorziati.



Su questi punti la Chiesa Cattolica si è detta fin da subito non disponibile e rivedere la propria bimillenaria Dottrina ma non sono mancate (né concluse) le istanze interne dei vescovi tedeschi, o almeno di una buona parte: l’impegno a costante e proficuo dialogo tra Vaticano e Chiesa tedesca è stato siglato lo scorso novembre ma ora un passo della Presidenza della Conferenza Episcopale rischia di nuovo di rimettere in forte tumulto il rapporto già difficile a distanza. 5 vescovi della minoranza “conservatrice” – si tratta del cardinale di Colonia, Rainer Maria Woelki, assieme ai vescovi di Augusta, Passau, Ratisbona e Eichstatt – hanno scritto al Vaticano domandando se siano obbligati a prendere parte all’istituzione di un Comitato Sinodale che al termine del Sinodo diverrà un “Consiglio Sinodale”, composto da vescovi e laici. Il sospetto, spiegano le fonti dei 5 vescovi “ribelli” su “Il Foglio” e “La Repubblica”, è che la struttura in mente alla Chiesa tedesca possa in qualche modo sostituire la Conferenza Episcopale portando alla “censura” delle decisioni dei singoli vescovi. Non si è fatta attendere la risposta della Santa Sede, questa volta piuttosto “veemente” con la lettera inviata lo scorso 16 gennaio 2023 presso i tutti i vescovi tedeschi. La missiva resa nota dall’episcopato tedesco vede la firma del cardinale Pietro Parolin (segretario di Stato vaticano), il cardinale Luis Ladaria (prefetto del dicastero per la dottrina della fede) e il cardinale Marc Ouellet, prefetto del dicastero per i vescovi.



CHIESA GERMANIA, RISCHIO SCISMA? LA REPLICA DI MONS. BAETZING

Il testo dei tre autorevoli membri del Vaticano, approvato da Papa Francesco “in forma specifica”, è molto netto e duro nei confronti delle decisioni “particolari” prese dalla Chiesa di Germania: «vogliamo chiarire che né il Cammino sinodale, né alcun organismo da esso stabilito, né alcuna Conferenza Episcopale ha la competenza di istituire il “Consiglio sinodale a livello nazionale, diocesano o parrocchiale”», scrivono Ladaria, Parolin e Ouellet.

L’idea insomma di creare a breve un organo di governo permanente di vescovi e laici “parallelo” all Conferenza episcopale non piace affatto alla Santa Sede: «il Consiglio sinodale prenderebbe anche decisioni fondamentali di importanza sovra-diocesana sulla pianificazione pastorale, le prospettive future e le questioni di bilancio della Chiesa che non vengono decise a livello diocesano».



La missiva molto dura giunta dal Vaticano pone condizioni piuttosto chiare su cosa fare e soprattutto cosa non fare in quanto si provocherebbe il drammatico rischio di un altro scisma interno alla Chiesa.

L’intento del Sinodo tedesco non da oggi è proprio quello di portare alle estreme conseguenze alcune battaglie considerate cruciali per la permanenza della fede in Germania: commentando la ricezione della lettera dal Vaticano, il presidente della conferenza episcopale tedesca, monsignor Georg Baetzing prova a sminuire l’importanza di quella missiva: «la preoccupazione, esposta nella lettera, che un nuovo organismo sia sovraordinato alla conferenza episcopale o annulli l’autorità del singolo vescovo, non è fondata». Non solo, secondo la Chiesa tedesca, il Consiglio sinodale «si muoverà all’interno del vigente diritto ecclesiastico. Se la Santa Sede vede il pericolo di un indebolimento dell’ufficio episcopale, io vivo la discussione sinodale come un rafforzamento di questo ufficio». P

er Mons. Baetzing il tema della sinodalità non tocca affatto le questioni dogmatiche, bensì «la cultura sinodale vissuta nelle deliberazioni e nel processo decisionale comune»; non solo, secondo il prelato tedesco, «nessuno mette in dubbio l’autorità dell’episcopato» e dunque anche per questo «il comitato sinodale non è messo in discussione dalla lettera romana».

Alla luce di questo nuovo terreno di scontro a distanza tra Chiesa e vescovi tedeschi (lo ripetiamo, non tutti) riemerge con forza quel passaggio molto netto dell’ultimo libro postumo di Benedetto XVI: «In vita, non voglio più pubblicare nulla. La furia dei circoli a me contrari in Germania è talmente forte che l’apparizione di ogni mia parola subito provoca da parte loro un vociare assassino. Voglio risparmiare questo a me stesso e alla cristianità»