LA POSIZIONE DEL VATICANO CONTRO IL RIARMO E LA DETERRENZA NUCLEARE: COSA PROPONE LA CHIESA
Se è vero che la Chiesa denunci da tempo la minaccia pericolosa e devastante di armi e deterrenza nucleare nel mondo, e di per sé non stupisce visto il messaggio di pace che dall’alba dei tempi testimonia il Vangelo di Gesù, occorre essere franchi e sinceri nel ricordare che Papa Francesco e il Vaticano ben prima delle guerre di questi ultimi anni rilanciava il monito sulla “terza guerra mondiale a pezzi” che si intravedeva all’orizzonte.
Preso per “pazzo” o “esagerato” diverse volte, lo sviluppo che vediamo oggi tra Medio Oriente, Ucraina, Africa e Asia – solo per citare alcuni teatri di spaventose crisi o conflitti già in corso – assomiglia molto da vicino ad una guerra globale difficile da fermare o anche solo diminuire. Vedere che le proposte principali che giungono dall’Europa si soffermano su riarmo e “ombrello nucleare” (come evocato dal Presidente francese Macron) non è un buon segnale, spiega il direttore del Dicastero per la Comunicazione in Vaticano, Andrea Tornielli.
In accordo con Papa Francesco, ancora sotto ricovero al Gemelli di Roma ma per nulla avulso dalle iniziative e prese di posizioni da capo della Chiesa mondiale, il Dicastero della Santa Sede enuncia tutti i vari pronunciamenti del Santo Padre in questi 12 anni di Pontificato contro la minaccia nucleare, la corsa al riarmo e il tema della pace “deterrente”.
Diplomazia colpevolmente assente in tutti questi anni, negoziati ridotti al lumicino, fanno pensare al riarmo come unica strada percorribile per arrivare alla pace: ma, si chiede il responsabile della comunicazione in Vaticano, parlare di “ombrello nucleare” o di atomica come deterrenza fa tornare ai peggiori incubi del passato, ancora peggio però della Guerra Fredda in quanto «maggiore instabilità e incertezza rispetto al secolo scorso, con il baratro di una Terza Guerra Mondiale» sempre più vicina.
LE PAROLE DI PAPA FRANCESCO CONTRO LE ARMI NEI 12 ANNI DI PONTIFICATO
Ancora in queste settimane di ricovero per la polmonite bilaterale, Papa Francesco ha più volte offerto la preghiera personale – invitando anche l’intero popolo di Dio a fare altrettanto – per una vera pace duratura e giusta nei vari conflitti esplosi a livello globale. Come già spiegava nel 2017 il Santo Padre, la corsa al riarmo è una spirale che non può che portare ad un futuro nefasto: la spesa degli Stati per il nucleare, ad esempio, è un pugno in faccia ad un’umanità sofferente che avrebbe bisogno di investimenti in vere urgenze, non certo quelle delle armi e del riarmo costante.
Come poi ripeteva nel suo viaggio in Giappone nel 2019, visitando i memoriali di Nagasaki e Hiroshima – dove il mondo raggiunse il punto più alto di follia e di distruzione con le bombe atomiche del 1945 – il desiderio del cuore umano è legato a stabilità e pace, ma il peggior modo per andare incontro a questo desiderio è la perversione di «garantire la pace fondandola su paura e armi», senza alcun dialogo.
La vera pace non si può costruire con distruzione reciproca o minaccia di «annientamento totale»: la pace è possibile, esprimeva Papa Francesco nel suo discorso da Nagasaki, solo con «etica globale di solidarietà» e collaborazione per un futuro di responsabilità per la famiglia umana. Citando San Paolo nel suo storico discorso all’ONU in piena Guerra Fredda, anche Bergoglio a suo il “motto” per cui «non si può amare con armi offensive in pugno».
È così che davanti a piani di riarmo e “deterrenza nucleari” in corso oggi, non si va che incontro a pericoli sempre maggiori: come è infatti possibile proporre la pace, rileva Tornielli dal Vaticano citando Papa Francesco, «se usiamo di continuo l’intimidazione della guerra nucleare come legittimo ricorso per risolvere i conflitti?». Una vera pace non può che essere disarmata, è “l’estrema” posizione del Papa, giudicando la corsa alle armi come una costante «minaccia ala convivenza umana», senza essere più in grado di badare e curare la nostra casa comune. Per un futuro di pace, in sostanza, non è possibile proseguire con il ricorso costante e «spasmodico» di armi.