Una puntata “unica”. Solo così può essere definita la trasmissione di Non stop News in onda dal Vaticano su Rtl 102.5. Il tema della puntata? “Tradizione ed innovazione“, con particolare attenzione alla comunicazione del Papa e della Chiesa nei tempi moderni.
Alice Tomassini, autrice di “Churchbook: quando la fede si fa social“, inserita da Forbes nella lista dei giovani registi più promettenti, ha spiegato: “Avevo un’idea: capire come si comunica le fede sui social network. Il primo Papa ad avere Twitter è stato Benedetto XVI“. La Tommassini parla di “rivoluzione” per definire ciò che accadde il 12 dicembre 2012 in Aula Paolo VI, quando papa Ratzinger con un iPad sancì l’inizio del viaggio digitale con l’apertura del profilo Twitter @Pontifex. “Dietro un tweet del Papa c’è la scelta di riprendere frasi dette nel corso di un’omelia. I social sono l’oralità secondaria“, puntualizza Don Dario Viganò, vicecancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. “E’ una scelta di sottolineare alcuni aspetti che per noi sono importanti per la comunità“.
“Così nasce la comunicazione social del Papa”
Lo staff che si occupa dei social network del Papa è composto da diverse persone che seguono il Santo Padre ovunque. “La parte più affascinante di tutto è il contenuto, che è molto importante in questo caso sui social“, dice la Tomassini. “Il mezzo in questo caso è solo utile a raggiungere le persone lontane e basta“. A confermare questo concetto arrivano anche le parole di Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, che svela: “Il Papa quando ci incontra dice: ‘Non illudetevi che la soluzione sia un marketing migliore’. Il Santo Padre è molto rigido, vuole che siamo molto veri“.
Ad intervenire è stato anche Andrea Tornielli – direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede – che ha spiegato come si sia deciso di gestire i dissensi, le proteste e i no vax dai media vaticani: “Nei media vaticani è stato dato uno spazio limitato in generale al tema della pandemia. Dal punto di vista dell’informazione scientifica non è stato un tema preponderante. Certamente abbiamo dato ampio spazio ai documenti, alla parola del Papa soprattutto che su questo tema ha detto delle cose molto chiare, direi inequivocabili in favore dei vaccini. Con un’ottica che è quella di guardare molto al terzo mondo, a chi il vaccino non ce l’ha e soprattutto a mondi dove si è vista la grande differenza tra Paesi ricchi e Paesi poveri, la possibilità di accesso alle cure, dunque l’assistenza sanitaria adeguata. Per cui non c’è stata un’informazione focalizzata sul tema delle manifestazioni dei no vax“.