Il Ddl Zan rischia di essere incostituzionale e il Vaticano con la nota verbale trasmessa all’ambasciata ha di fatto tutelato tutti i cittadini. Per l’esperto di Diritto Ecclesiastico, professor Carlo Cardia, questa è la lettura che emerge dalla grande polemica sorta in questi giorni, per nulla accettata dalla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica e politica. Cardia è uno degli studiosi più autorevoli nel campo del Diritto Ecclesiastico, tant’è che fece parte della Commissione Paritetica (in quanto membro laico dello Stato) che portò alla revisione del Concordato nel 1984 con l’allora Governo Craxi e Pontefice San Giovanni Paolo II.



Nell’intervista odierna all’Avvenire, l’esperto invita ad andare ben oltre le accuse di ingerenza e “omofobia” nella Santa Sede per il caso Ddl Zan «di fronte a questo atto dobbiamo evitare la tentazione di ridurre tutto a una mera difesa degli interessi cattolici da parte della Santa Sede. Ovvio che c’è anche questo. Ma vedo nella nota qualcosa di più, che interessa tutti i cittadini italiani e dunque ha portata generale». Vi è una portata decisamente costituzionale dietro alla “nota verbale” (un’usanza diplomatica per nulla insolita) della Segreteria di Stato, che richiede una modifica di una legge che potrebbe violare i termini di un trattato internazionale, per l’appunto il Concordato.



“IL DDL ZAN È A RISCHIO COSTITUZIONALITÀ”

Secondo Cardia le vere obiezioni della nota prodotta dal Vaticano riguardano la libertà di espressione del pensiero: per questo motivo, spiega il professore ordinario all’Università Roma Tre, non è una vicenda legata ai soli cattolici ma riguarda tutti i cittadini italiani. «Siamo di fronte a un richiamo molto puntuale e severo affinché il testo legislativo fin qui elaborato venga profondamente rivisto, per superare alcune criticità davvero importanti», sottolinea ancora al quotidiano dei vescovi il professore esperto di Ecclesiastico. I punti centrali della querelle riguardano in primo luogo la questione del gender e dell’uso della libertà che ne deriva, «trattata in maniera abbastanza generica e perciò alla fine ambigua» ma problemi sono anche le iniziative che obbligherebbero, secondo il Ddl Zan allo stato attuale, anche le scuole paritarie a preparare lezioni e attività per la Giornata mondiale contro l’omofobia. «Con la difesa del Concordato in realtà si difende un principio di carattere generale, perché il Concordato non è stato inserito nella Costituzione per difendere solo la libertà dei cattolici. Esso va visto nel quadro più ampio del nostro ordinamento costituzionale, nel quale la libertà di religione e di manifestazione del pensiero c’è a prescindere dal Concordato», chiosa Cardia che sul finire dell’intervista pone un punto forse dirimente a livello politico di tutta questa enorme polemica. Ogni legge dello Stato non può andare “oltre” la Costituzione, ma per il Ddl Zan questo rischio potrebbe esserci: gli articoli 7-8 che dirimono il Concordato per la Chiesa e le altre confessioni ma anche l’articolo 19, «tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume». Vi sono strumenti di possibile incostituzionalità nel testo di legge attuale, per questo secondo Cardia urge un intervento del Parlamento per modificare a fondo: «qui sono in discussione le libertà di tutti, non solo dei cattolici».

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