Anche lo Stato del Vaticano fa i conti con la crisi economica, seppur non provocata soltanto dalla pandemia come accade in tutto il mondo, ma con una gestione economica non troppo oculata, tanto che il papa stesso è intervenuto più volte al riguardo con cambi ai vertici e richiami. Lo Stato del Vaticano si trova attualmente davanti a un deficit di 60 milioni di euro. Adesso Bergoglio è intervenuto nuovamente con una lettera che comunica il taglio degli stipendi di diversi dipendenti del Vaticano del 10%. Sono inclusi anche tutti i cardinali della Curia romana, il cui stipendio mensile ammonterebbe a circa 6mila euro. Gli stipendi invece di alti funzionari e dipendenti della Santa Sede subirà un taglio dell’8%, mentre sacerdoti e religiosi impiegati anch’essi in Vaticano vedranno lo stipendio decurtato del 3%. Ogni aumento, che viene stanziato ogni due anni, sarà invece sospeso fino al 31 marzo 2023. Le misure si applicano anche al Vicariato di Roma, alle basiliche papali e agli altri enti collegati al Vaticano ed entreranno in vigore dal prossimo primo aprile.



EVITARE OGNI LICENZIAMENTO

Si tratta, ha detto il Pontefice, di misure necessarie per un “futuro economicamente sostenibile”. La pandemia ha comunque un suo impatto nel deficit in cui si trova il Papato. Una delle principali fonti di reddito dello Stato sono infatti i Musei Vaticani, chiusi per gran parte del 2020 e nuovamente dall’inizio del 2021. Reso noto all’inizio di marzo il bilancio della Santa Sede dichiara che 165 milioni di euro su spese totali di 376 milioni sono dovuti al pagamento degli stipendi, un costo aumentato del 2% a partire dal 2019. Misure prese, è stato detto, anche per evitare licenziamenti soprattutto dei dipendenti laici. “La protezione dei posti di lavoro e dei salari è stata finora una priorità per noi”, ha detto il prefetto della Segreteria per l’Economia. “Papa Francesco insiste sul fatto che risparmiare denaro non deve significare licenziare i dipendenti, è molto sensibile alla situazione delle famiglie”

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