«Quello che stiamo vivendo è un tempo unico. Un tempo difficile che ci pone davanti alle nostre responsabilità. Dobbiamo trovare il modo per assicurare la nostra missione. Ma dobbiamo anche capire cosa è essenziale e cosa non lo è. Allo stesso modo non tutto può essere misurato solo come deficit, e nemmeno come mero costo, nella nostra economia», lo ha detto in una lunga intervista a Vatican News il Prefetto della Segreteria per l’Economia Padre Juan Antonio Guerrero Alves. Il tema del potenziale “crac” del Vaticano è da tempo un punto a metà tra le teorie “complottiste” di diversi volumi di inchiesta e una realtà purtroppo possibile per il sempre minor peso delle entrate in sostegno della Santa Sede: già a fine 2019 il nuovo libro di Gianluigi Nuzzi “Giudizio Universale” aveva riportato diversi resoconti su come Papa Francesco stesse cercando risanare i conti, ottenendo però l’opposto.
Le spese erano infatti lievitate del 244 per cento e così il giornalista e conduttore si aspettava un cambio di rotta, indagini su ciò che racconta: «Ho depositato al tribunale vaticano una copia del libro: l’avevo fatto con “Peccato Originale” nel 2017 e ha portato a un’inchiesta per gli abusi sessuali sui chierichetti del Pio X». Oggi però il Prefetto dell’Economia del Vaticano smentisce quello che per mesi è sembrato una “soglia dal default” per la Santa Sede: «il Vaticano non rischia il default. Questo non vuol dire però che non dobbiamo affrontare la crisi per quella che è. Abbiamo sicuramente davanti anni difficili. La Chiesa compie la sua missione con l’aiuto delle offerte dei fedeli. E non sappiamo quanto la gente potrà donare. Proprio per questo dobbiamo essere sobri, rigorosi».
VATICANO VERSO IL FALLIMENTO?
Commentando la crisi economica mondiale scatenata dalla pandemia coronavirus è inevitabile che anche il tema sul possibile “fallimento” del Vaticano tornasse di attualità e così Padre Guerrero Alves spiega che ogni anno la Santa Sede versa all’Italia 7 milioni di euro per le tasse, «il 6 per cento circa del budget» intero in Vaticano. Ma per quanto riguarda i numeri di possibili crisi economiche legate alla Santa Sede, il Prefetto tranquillizza «Quanto ai numeri, quelli della Santa Sede – spiega padre Guerrero – sono molto più piccoli di quanto in tanti immaginano. Sono più piccoli di una media università americana, per esempio. Tra il 2016 e il 2020 sia le entrate che le uscite sono state costanti. Le entrate intorno ai 270 milioni. Le spese in media intorno a 320 milioni, a seconda dell’anno. Le entrate derivano da contributi e donazioni, rendimenti degli immobili e in misura minore dalla gestione finanziaria e dalle attività degli Enti».
Per questo non si già parlare di deficit, prosegue Padre Guerrero, «dietro questi numeri c’è la missione della Santa Sede e del Santo Padre, c’è la pienezza della vita e del servizio ecclesiale». In merito alle conseguenze però di contagio e lockdown (musei vaticani, entrate turistiche in Vaticano) le problematiche purtroppo restano: «Abbiamo fatto alcune proiezioni, alcune stime. Le più ottimistiche calcolano una diminuzione delle entrate intorno al 25%. Le più pessimistiche intorno al 45%. Noi non siamo in grado di dire oggi se ci sarà una diminuzione delle donazioni all’Obolo, o una diminuzione dei contributi che arrivano dalle Diocesi».
In più ci sono già in atto contrazioni delle rendite degli affitti, ma qui è specifica scelta dello stesso Vaticano: «perché lo abbiamo deciso noi e per la difficoltà di pagare il canone da parte di alcuni affittuari». Al netto di ciò e con i conti che comunque resto monitorati per espressa volontà di Papa Francesco, ci sono tre elementi che di certo non cambieranno neanche nella crisi più profonda: «la retribuzione dei lavoratori, gli aiuti alle persone in difficoltà e il sostegno alle Chiese bisognose. Nessun taglio riguarderà chi è più vulnerabile. Non viviamo per salvare i budget», conclude il Prefetto per l?Economia vaticana.