Il Vaticano continua imperterrito nella sua lotta per raggiungere la neutralità dal carbonio, puntando a realizzare un modello che produca zero emissioni di gas serra entro il 2050. Recentemente, l’impegno della Santa Sede è arrivato in una sorta di “fase due”, dopo la prima tappa, che fu l’adesione al piano Net Zero dell’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 2020, con il completamento di un importante studio.



Lo studio condotto in Vaticano, coordinato dalla Fabbrica di San Pietro (ente dedicato alla conservazione e manutenzione della Basilica di San Pietro) in collaborazione con il World Resources Institute, era fine a stabilire con certezze l’entità delle emissioni di carbonio tanto nella Basilica, quanto nelle strutture adiacenti appartenenti alla Santa Sede. Non solo, perché lo studio si è posto anche l’obiettivo di definire come diminuire l’impatto ambientale del Vaticano, indicando una serie di ristrutturazioni ed azioni utili a renderlo nullo. Complessivamente, non si conoscono i dettagli degli interventi proposti, né il percorso che la Santa Sede adotterà per raggiungerli, ma è chiaro che importanti passi avanti saranno fatti entro il 2025, quando si terrà il Giubileo.



Card. Gambetti: “Vaticano a impatto zero è un dovere morale”

Insomma, entro il 2025 il Vaticano adotterà tutta una serie di azioni che ridurranno, forse in modo importante, le emissioni di gas serra della Santa Sede, raggiungendo la neutralità non prima del 2050. Il cardinale Mauro Gambetti, vicario generale e presidente della Fabbrica di San Pietro, ha sottolineato che “è urgente passare a nuovi modelli di sostenibilità, come ha sottolineato Papa Francesco nel suo magistero, a partire dall’enciclica Laudato sì”.

“Quello che sta accadendo al pianeta”, ha detto il cardinale, commentando ancora l’obiettivo della neutralità dal carbonio del Vaticano, “la nostra casa comune, non è solo una preoccupazione in termini di consapevolezza ambientale, ma riguarda anche la nostra responsabilità nei confronti degli altri e delle generazioni future“. Similmente, secondo il vicepresidente e direttore regionale europeo del WRI, che collabora con il Vaticano, “questo ha un grande valore simbolico in quanto uno dei luoghi di culto più importanti del cattolicesimo fa della lotta al cambiamento climatico un elemento centrale della sua operatività quotidiana”. Sottolinea che i fedeli potrebbero seguire l’esempio, così come gli altri credi religiosi e i loro rispettivi fedeli, ma che potrebbe avere anche impatto su “complessi di edifici, come ospedali, scuole, ristoranti e mense” di proprietà delle organizzazioni religiose.