Mario Draghi sapeva prima della nota della Segreteria di Stato vaticana dei forti dubbi che Oltretevere v’erano sul testo del Ddl Zan: il retroscena arriva ancora dal Corriere della Sera (oggi con Verderami e Sarzanini), 24 ore dopo lo “scoop” del quotidiano milanese che ha aperto una nuova “breccia” nei rapporti fino a ieri molto buoni tra Vaticano e Stato italiano. La cosiddetta “nota verbale” consegnata dal il 17 giugno scorso da Monsignor Paul Richard Gallagher (Segretario dei Rapporti con gli Stati della Segreteria presieduta dal Cardinale Parolin) all’ambasciatore italiano presso la Santa Sede Pietro Sebastiano è stata subito trasmessa al Ministero degli Esteri, a Palazzo Chigi e al Quirinale: ma, raccontano dal CorSera, è altresì difficile immaginare che il Premier Draghi non fosse già a conoscenza di quelle critiche e dubbi che il Vaticano muove al Ddl Zan sui due passaggi che violerebbero il Concordato del 1984.
«La comunicazione è giunta per via diplomatica, ma non c’ è dubbio che il premier fosse già stato informalmente messo a parte dalla Sante Sede del disagio per la possibile approvazione della legge», spiegano Sarzanini e Verderami, riportando le parole di un Ministro che vuole rimanere anonimo «le note verbali sono elementi abituali, sempre frutto di precedenti incontri».
VATICANO-DDL ZAN, COSA FARÀ DRAGH
Anche altre fonti di Governo tra l’altro confermano in queste ore come è del tutto impensabile che il Vaticano non abbia già mosso diverse posizioni in merito in incontri-colloqui precedenti alla nota diplomatica del 17 giugno. Oggi in Parlamento il Premier Mario Draghi, a margine delle Comunicazioni sul Consiglio Ue del 24-25 giugno, risponderà in merito alle domande dei parlamentari: secondo i ben informati, con ogni probabilità il Capo del Governo spiegherà che «dovranno essere valutati gli aspetti segnalati da uno Stato con cui abbiamo rapporti diplomatici». No ingerenze e nessuna “battaglia” per uno Stato etico, bensì il tentativo della Santa Sede di evidenziare come su “libertà di organizzazione” e “libertà di pensiero” (i commi 1 e 2 del Concordato) vi siano elementi di forte discordanza nel testo del Ddl Zan. «La segreteria di Stato vaticana auspica che la parte italiana possa tenere in debita considerazione le argomentazioni e trovare così una diversa modulazione del testo continuando a garantire il rispetto dei Patti lateranensi», si legge ancora nella nota di Monsignor Gallagher, illustrando come «alcuni contenuti della proposta legislativa avrebbero l’ effetto di incidere negativamente sulle libertà assicurate alla Chiesa e ai suoi fedeli». Il Vaticano non accetta che anche le scuole cattoliche debbano essere obbligate a organizzare attività per la Giornata nazionale contro l’omofobia, stigmatizzando «il riferimento alla criminalizzazione delle condotte discriminatorie per motivi fondati sul sesso». Ma nella nota v’è anche molto di più, come evidenzia ancora il Corriere della Sera: «ci sono espressioni della sacra scrittura e della tradizione ecclesiale del magistero autentico del Papa e dei vescovi, che considerano la differenza sessuale secondo una prospettiva antropologica che la Chiesa cattolica non ritiene disponibile perché derivata dalla stessa rivelazione divina». In vista di queste problematiche, la Santa Sede chiede non il blocco ma la possibile modifica del testo di legge. Con ogni probabilità oggi Draghi “prenderà tempo”, spiegando come vi siano motivi sensati nelle critiche del Vaticano ma che allo stesso tempo sarà il Parlamento a dover trovare una soluzione, rimanendo appieno la sovranità nazionale: la speranza del Vaticano (e pure di Draghi) è che ora vi sia lo spazio effettivo per un dialogo tra i partiti e un miglioramento del testo, specie nei delicati passaggi sulla libertà di pensiero, parola ed espressione.