Roberto Vecchioni, intervistato da La Repubblica alla vigilia dell’inizio del nuovo tour dal titolo “L’infinito”, ha parlato della sua lunga carriera. Una vita caratterizzata da momenti belli e bui. Tra questi ultimi, ad esempio, c’è quello della carcerazione, avvenuta per avere passato uno spinello. In realtà si era trattato di uno sbaglio. “Non ho mai fumato spinelli e non mi sono mai drogato. Ero stato scambiato per un altro. Venni assolto dopo cinque anni di processo. Passai qualche giorno dentro perché il giudice era in vacanza. Poi quel giudice è morto in un incidente d’auto. Mi è dispiaciuto”, ha raccontato.
Da quella esperienza, però, è nato uno dei suoi brani, “Lettera da Marsala”, che è stata scritta proprio mentre era in carcere. “È una canzone impressionista: sono in una cella, scrivo questa lettera alla mia donna che so che mi sta tradendo, due dolori in uno: non poter tornare e sapere che lei non c’è più, un momento distruttivo in cui sembra finire tutto, invece la mia vita comincerà quando uscirò”.
Vecchioni: “Mi arrestarono per spinello”. La carriera
La carriera di Roberto Vecchioni, non solo per “Lettera da Marsala”, è stata da sperimentatore. I brani del cantautore divenuti celebri sono innumerevoli. Tra questi ci sono “Voglio una donna” e “Chiamami ancora amore”. Quest’ultima ha trionfato all’Ariston. Il merito non è solo dell’artista, ma anche dell’allora direttore artistico del Festival, ovvero Gianni Morandi, che lo spinse a partecipare.
“Venne a casa mia, a momenti per convincermi non mi uccideva”, ha ricordato l’artista. Per quest’anno, tuttavia, non sembrerebbero esserci altre speranze. “Ma stavolta non torno, non sono uomo da concorsi, vivo la mia vita. Nonostante ciò mi sono tolto due soddisfazioni, vincere il Festivalbar nel ’91 con Voglio una donna e di vincere a Sanremo nel 2011 con Chiamami ancora amore”, ha concluso.