ROBERTO VECCHIONI E LA NECESSITÀ DI INSEGNARE LA POLITICA A SCUOLA
Forse tutti non sanno che Roberto Vecchioni, tra i più grandi cantautori del secondo Novecento, è stato per decenni anche un professore di italiano presso il liceo classico Beccaria di Milano: è proprio in forza di questa sua lunga esperienza tra i ragazzi e nelle strutture scolastiche che nasce il suo intervento all’ultima puntata di “Di Martedì”, chiamato per commentare il ‘caso’ della lettera della dirigente antifascista di Firenze (dopo aver già attaccato pesantemente nei giorni scorsi il Ministro Valditara). Lo scontro tra la prof e il Ministro dell’Istruzione – a seguito dell’orrenda rissa tra giovanissimi davanti al Liceo Michelangiolo – ha portato l’opinione pubblica a dividersi come quasi sempre tra destra e sinistra, con il tema del “allarme fascismo” ancora una volta al centro del dibattito politico contemporaneo.
«In questi 60 anni di scuola che ho sulle spalle, a parte le materie e l’insegnamento, ho sempre considerato primaria una cosa», spiega Vecchioni in collegamento con il programma di La7, «si insegna ai ragazzi prima di tutto cosa è un uomo e solo dopo cosa può fare un uomo, da volontariato a Leonardo Da Vinci, ma è secondario». Secondo il cantante e poeta, la politica in questo è fondamentale: «va fatta a scuola, va fatto capire che la politica è gli altri, è stare insieme, magari anche litigare ma senza violenza. La politica sarebbe la prima materia da insegnare a scuola».
VECCHIONI: “MELONI NON È FASCISTA ANCHE SE NON CONDIVIDO NESSUNA DELLE SUE IDEE”
Entrando nel merito della lettera della dirigente scolastica sul tema del fascismo e sulle origini dell’ideologia (accostati dalla preside ai tempi che potremmo ancora vivere in un futuro non molto lontano, visti gli attuali vertici politici – e da qui v’è stata la reazione comprensibile del Ministro Valditara), Roberto Vecchioni si congratula sia sulla forma che sul contenuto di quella circolare. «La professoressa non dice che siamo nel fascismo ma dice che questi atteggiamenti (il pestaggio dei ragazzi di Azione Studentesca contro i collettivi, ndr) potrebbero portare al fascismo e sono d’accordo».
Qui Vecchioni spezza una lancia verso la “nemica” Presidente del Consiglio: «Giorgia Meloni non è fascista, cerca di tenere a bada tutti quelli che fanno cavolate ogni tanto, ma lei di per sé ha giurato sulla Costituzione italiana. Va ricordato, anche se è un mio avversario: non condivido nessuna delle idee che ha, ma non c’entra». In ultima analisi, Vecchioni in tutta questa vicenda (e non solo, guardando alla sua esperienza in classe) è colpito negativamente dall’indifferenza dei giovani: «è una malattia italiana nei ragazzi e negli adulti. La stessa indifferenza c’è nel voto: il il 60% degli italiani non ha votato, è la sindrome di Pilato. Serve andare a votare, comunque ma andare a votare».