«Né abusi né riti satanici, 16 bimbi tolti ai genitori per le mie accuse inventate. Ora ho trovato il coraggio di dire la verità»: con questa ultima, decisiva, confessione, il “caso” di ‘Veleno’ – la ormai famosa inchiesta “Diavoli nella Bassa Modenese” – torna su tutte le cronache nazionali. A parlare nell’intervista a “Repubblica” è Davide, oggi 31enne ma nel 1997 il “bambino zero” dell’inchiesta da cui è stata tratta una enorme ricerca giornalistica (poi divenuta podcast, libro e ora anche docs-serie tv su Amazon Prime) di Pablo Trincia. In “Veleno” Davide si chiamava Dario e fu lui a raccontare agli inquirenti degli abusi e violenze subite dal padre e dal fratello: era il “bambino zero” della Bassa ma oggi, dopo una lunghissima fase di revisione accurata, racconta la “vera verità” all’Italia.
Davide-Dario proveniva da una famiglia con gravi problemi economici e per questo, come raccontava già anni fa l’inchiesta di “Veleno” era stato affidato dai servizi sociali a una famiglia della zona: spesso comunque il bambino tornava dalla sua famiglia naturale e da lì partirono le varie accuse-denunce. «Un giorno vidi che la mia mamma naturale molto triste e quando tornai nella casa della mia famiglia affidataria ero cupo anche io. La donna che poi divenne la mia madre adottiva si convinse che venivo maltrattato dai miei genitori naturali. E così iniziarono i colloqui con i servizi sociali. Mi tenevano anche 8 ore», racconta oggi quel “bambino” cresciuto.
VELENO, L’ULTIMA CONFESSIONE
Il racconto di Davide arriva al termine di una lunga fase di testimonianze che nel tempo hanno per fortuna ristabilito una verità diversa da quella consegnata all’epoca dei fatti al circo mediatico della stampa locale e nazionale. Oltre a Davide anche altri bambini vennero coinvolti nelle strane accuse di riti satanici e abusi avvenute nei cimiteri della Bassa: tutto si rivelò incredibilmente infondato, ma ci vollero anni e i primi imputati che già avevano ricevuto pesanti condanne al processo, trovarono la morte in carcere o comunque non videro più i propri bambini. Come si può vedere dal tweet qui sotto del 26 maggio, Trincia racconta del “suo” Davide: «Dario, il “bambino zero” di Veleno, in realtà si chiama Davide. Dopo un lungo silenzio a seguito del nostro incontro (5 anni fa) mi ha richiamato e ci siamo incontrati e parlati. Oggi ha riallacciato i rapporti con la famiglia naturale e con quella di Oddina. Siamo amici». Sempre a “Rep” Davide racconta poi di come la psicologa e gli assistenti sociali – ricordando sinistramente il successivo e ancora per nulla risolto caso di Bibbiano – «mi martellavano fino a quando non dicevo quello che volevano sentirsi dire. Io avevo anche paura che, se non li avessi accontentati, sarei stato abbandonato dalla mia nuova famiglia, e così inventai. Inventai tutto. Abusi e cimiteri, violenze e riti satanici».
#Veleno
Dario, il “bambino zero” di Veleno, in realtà si chiama Davide.
Dopo un lungo silenzio a seguito del nostro incontro (5 anni fa) mi ha richiamato e ci siamo incontrati e parlati.
Oggi ha riallacciato i rapporti con la famiglia naturale e con quella di Oddina. Siamo amici pic.twitter.com/b6B6WOPpIH— Pablo Trincia (@PabloTrincia) May 25, 2021