Salsabila Mouhib, la donna marocchina di 33 anni che per lungo tempo ha vissuto “sotto il regime” dell’ex marito (velo imposto, violenze fisiche e psicologiche) e si è vista presentare una richiesta d’archiviazione dal pm di Perugia per quanto riguarda la posizione del suo ex consorte, ha parlato, grazie a un’interprete, ai microfoni del quotidiano “Libero”. L’intervista, pubblicata sull’edizione in edicola oggi, martedì 23 novembre 2021, contiene alcuni passaggi drammatici: “Io non so cosa voglia dire la parola amore. Lui mi ha visto un giorno nel quartiere dove vivevo in Marocco, il giorno dopo si è presentato con sua madre alla mia famiglia per chiedermi in moglie. La mia famiglia ha accettato, così lui ha pagato una dote, ‘la sdak’, di cinquecento euro per sposarmi”.



I maltrattamenti sono praticamente iniziati da subito: “Mi insultava tutti i giorni, mi minacciava, mi obbligava a indossare il velo integrale. Guai se non facevo tutto quello che mi chiedeva all’istante. Non potevo parlare con nessuno, né uscire di casa, perché quando andava via per lavorare, mi chiudeva dentro. Parlavo al telefono con mia madre solo in sua presenza, perciò non potevo raccontarle nulla della mia situazione. Mi era proibito avere un’amica e accendere la tv. Quando era nervoso, mi urlava contro e mi tirava addosso qualunque oggetto avesse tra le mani”.



SALSABILA, DAL VELO IMPOSTO AI MALTRATTAMENTI: “PERCHÉ LA GIUSTIZIA ITALIANA NON MI HA ASCOLTATO?”

Agli inquirenti, come si legge ancora su “Libero”, Salsabila ha rivelato che il suo ex marito le avrebbe tirato uno schiaffo in una sola occasione: quando, appena rientrata in casa dopo il parto, si sarebbe rifiutata di preparargli la colazione alle 4.30 del mattino: “Quello schiaffo mi è rimasto impresso perché mi è stato dato con particolare violenza, avevo appena partorito e avevo ancora i punti. Mi ha svegliato bruscamente all’alba, voleva che preparassi il caffè per lui e il fratello che viveva con noi in Italia. Ho avuto la guancia rossa e dolente, mi girava forte la testa e ho sofferto di disturbi all’orecchio, come ronzii continui per una settimana. Non potevo lamentarmene e sfogarmi con nessuno. In quei giorni, per recarmi un ulteriore danno, mi ha fatto saltare pure la visita di controllo dopo il parto. Inoltre, tutti i miei rapporti sessuali si svolgevano contro la mia volontà. Io non ho mai potuto scegliere”.



La decisione del pm perugino ha sorpreso Salsabila e il suo legale di fiducia, Gennaro De Falco, visto che in Marocco il giudice ha riconosciuto la colpevolezza dell’ex coniuge: “Aspetto la decisione del giudice di Perugia, con fiducia. Io non so che diritti abbiano le donne italiane, perché nel vostro Paese non ho potuto frequentare nessuno. Per sentito dire apprezzo la loro libertà, però io non l’ho vissuta, ma il giudice in Marocco è musulmano e ha riconosciuto i miei diritti. Se il magistrato italiano mi avesse chiamato, gli avrei raccontato tutto e, forse, avrebbe compreso meglio la mia situazione e non ci sarebbe stata la richiesta di archiviazione per la motivazione culturale”.