Uso del velo islamico, caricature di Maometto e società multiculturale: questi sono tre dei temi affrontati dalla femminista e universalista Sylviane Agacinski, in libreria con “Face à une guerre sainte“, libro con il quale fa una riflessione sul corpo e la sessualità, arrivando alle fonti del cristianesimo, delineando un quadro dell’islamismo e delle sfide dell’integrazione dell’Islam nel contesto europeo. Il merito della filosofa è di affrontare con decisione questi temi, pur non usando mai un tono polemico. Ma le sue posizioni sono chiare e nette. Come per il velo islamico, “che è sempre stato legato all’autorità maschile e alla tutela delle donne“, spiega nell’intervista a La Croix.
Anche se gli stessi islamisti ora raccomandano “che la questione del velo non venga più trattata come un obbligo religioso“, bensì da un punto di vista diverso, quello del “diritto di scelta delle donne“, si tratta per Sylviane Agacinski solo di strategia. Di fatto “il velo non è altro che una pratica sessista e discriminatoria e fa parte di un revival della patriarchia portato avanti dagli islamisti. (..) Questo sessismo è inammissibile, come il razzismo“. Ma la filosofa interviene anche sul movimento Me Too: “È illusorio credere che ci libereremo della violenza sessuale e sessista se non attacchiamo l’industria della pornografia, che oggi assume forme immorali e che veicola in rete una vera e propria cultura dello stupro“.
“RIVOLTA IN IRAN POTREBBE CAMBIARNE IL FUTURO”
A proposito di donne che fanno la storia, Sylviane Agacinski a La Croix parla della situazione in Iran. “Questa rivolta formidabilmente comune delle donne iraniane di fronte alla repressione omicida della polizia potrebbe cambiare il futuro dell’Iran, e ha già cambiato il modo in cui i musulmani che vivono in Europa vedono i movimenti islamisti“. Interessante è anche la riflessione della filosofa sull’Islam, che in realtà non è uno solo, essendosi evoluto a livello regionale e nazionale. “Per questo è possibile una forma di Islam europeo“.
Sylviane Agacinski crede comunque nell’integrazione dell’Islam, pur restando critica nei confronti dell’espressione società multiculturale. “In una società, i principi fondanti della sua cultura non sono sempre compatibili con altre culture: si può rispettare o meno la democrazia; si può rispettare o meno la persona umana e il suo corpo. (..) Ebbene, una cultura religiosa che stabilisce la disuguaglianza tra uomini e donne non è compatibile con la nostra cultura giuridica“.