La vendemmia del 2023 è stata la peggiore da 76 anni a questa parte, quindi dal 1947. A certificarlo, come riferisce Gambero Rosso, sono stati i dati ufficiali del ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste alla DG Agri, con una produzione agricola che l’anno scorso si è fermata a quota 38,3 milioni di ettolitri, quindi con un calo su base annua di quasi un quarto, pari al 23,2 per cento. Si tratta di un dato che di fatto era stato già annunciato alla fine dell’anno scorso, visto che a novembre le stime dell’Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini (Uiv) avevano appunto prospettata un’annata negativa.



Ma come mai questa importante contrazione? Tutta colpa di una serie di malattie della vita come ad esempio la peronospora, una patologia sotto forma di funghi che è stata alimentata dalle inusuali piogge che l’anno scorso si sono verificate soprattutto nelle regioni del centro e sud Italia, zavorrando molti vigneti. Si tratta di una notizia che giunge in un momento senza dubbio delicato per il vino italiano, che come vi avevamo già raccontato si trova a fronteggiare un calo delle esportazioni nei mercati principali, anche se il livello di giacenze risulta essere discreto.



VENDEMMIA 2023, LA PEGGIORE IN ITALIA DA 76 ANNI: LA MIGLIORE VENDEMMIA FU NEL 1999

Negli ultimi anni è stata la peggior vendemmia ma va comunque detto che la migliore di sempre si è verificata ben 25 anni fa, nel 1999, quando la produzione arrivò a ben 581, milioni di ettolitri, un record che oggi sembrerebbe essere lontano anni luce. Paolo Castelletti, segretario generale di Unione italiana vini, una vendemmia così bassa apre due fronti di analisi, a cominciare dal capire quali siano le ripercussioni sul mercato.

«Con una produzione italiana ai minimi storici – ha precisato – il 2024 si annuncia molto complesso e sfidante, le nostre imprese avranno l’esigenza vitale di alzare il valore unitario dei propri prodotti, in un contesto macroeconomico che non è dei più favorevoli. Si è visto già l’anno passato, con le difficoltà patite nei circuiti retail dei principali Paesi, dove ad aumenti di prezzo anche limitati sono corrisposti in maniera quasi automatica cali degli acquisti a volume».



VENDEMMIA 2023, LA PEGGIORE IN ITALIA DA 76 ANNI: “SERVE UN GRUPPO DI LAVORO PRESSO IL MASAF”

C’è poi un dato congiunturale, e a riguardo Castelletti ha sottolineato come sia paradossale parlare del raccolto più povero dal 1947 ad oggi in un periodo in cui il vero problema «Sta nella eccedenza di vino determinata da passate vendemmie a oltre 50 milioni di ettolitri. Ma non può essere una malattia fungina a riequilibrare una situazione che solo 8 mesi fa faceva segnare il record di giacenze degli ultimi anni. Oggi più che mai si impongono scelte politiche di medio e lungo periodo a favore della qualità e di una riforma strutturale del settore».

Secondo Castelletti è necessario ragionare assieme alle istituzioni «in merito a piani strategici per ponderare scelte delicate. Invece in un anno è mezzo si è passati dalla negazione del problema – quello del surplus produttivo rilevato da Unione italiana vini già in tempi non sospetti – al tema degli espianti finanziati attingendo a fondi destinati invece alla ristrutturazione dei vigneti che negli anni sono divenuti un simbolo del made in Italy». Per il segretario Uiv è necessario che si istituisca un gruppo di lavoro presso il Masaf, di modo da «lavorare sulla prospettiva dell’assetto del vino italiano al 2030», conclude.