Vendere online da privato potrebbe essere un rischio che non tutti conoscono. Si è convinti che pur non avendo partita IVA ma con le eventuali ritenute d’acconto (quelle occasionali) sia possibile commercializzare dei beni e prodotti di consumo.

In realtà la normativa prevede dei limiti e condizioni specifiche entro la quale andrebbero versate delle tasse. Oggigiorno i marketplace sono in crescita e dal 2024 l’UE ha imposto degli adempimenti burocratici severi, costringendo gli e-commerce (Booking, Vinted, Subito e simili) a dichiarare le vendite dei soggetti privati.



Vendere online da privato: il limite a 5.000€

Uno degli errori di vendere online da privato è quello di sottovalutare i rischi e le conseguenze che potrebbe rivendicare il fisco dopo un controllo accurato. Con i nuovi adempimenti a cui devono far fronte i marketplace l’evasione è diventata sempre più complessa.



Il riferimento specifico è il Decreto legislativo numero 32/2023, con cui il Governo ha fatto stipulato la Direttiva UE 2021/514 (DAC 7). Quest’ultimo prevede lo scambio obbligatorio dei cittadini privati che vendono sulle piattaforme e-commerce quali: Subito; Kijiji, Amazon, Booking, Vinted e simili.

Le piattaforme e i marketplace ogni 31 gennaio sono tenute a comunicare agli enti fiscali dei vari Stati dell’UE, le vendite generate da ogni singolo cittadino privato in merito all’anno precedente. Le autorità fiscali sono autorizzate a poter monitorare qualunque transazione al fine di evitare l’evasione fiscale.



Superati i 5 mila euro o laddove l’attività fosse ricorrente allora il contribuente è obbligato a dover aprire partita IVA.

Esenti i piccoli inserzionisti

I gestori di pagamento sono tenuti a controllare chi vende online da privato ma genera delle transazioni ridotte (meno di 30 operazioni) e con un introito massimo di 2.000€ nell’anno fiscale di riferimento. In questo caso ecco cosa andrà comunicato all’ente fiscale:

  1. Codice IIN o fiscale del soggetto che effettua la comunicazione;
  2. Indirizzo di posta elettronica dell’individuo che manda la comunicazione;
  3. I dati dei venditori registrati (come previsto dall’articolo 11, comma 1 del decreto legislativo numero 32/2023;
  4. Codice fiscale italiano (se è presente) dei venditori privati.

Tali obblighi permetteranno alla Commissione Europea di poter recuperare un gettito fiscale impattante e per un totale di 30 miliardi di euro.