La giornata considerata per antonomasia tra le più sfortunate, quella di venerdì 17, sta per finire ma a poche ore dal nuovo giorno sono ancora in tanti a credere nel suo effetto “nefasto”, preferendo correre ai ripari, magari saltando appuntamenti importanti e rimandando tutto a nuova data. Eppure, come rammenta Corriere della Sera, non tutti considerano il 17 un numero sfortunato. Per la Cabala ebraica, ad esempio, si tratta al contrario di un numero benefico poiché è il risultato della somma numerica delle lettere tet (9) + waw (6) + beth (2), che lette nell’ordine danno la parola tov ovvero “buono” ma anche “bene”. Il mondo anglosassone sfugge invece dalla combinazione “venerdì 13” alla base della quale ci sarebbe un retaggio religioso che a riferimento al 13esimo apostolo nell’ultima cena di Cristo, ovvero Giuda il traditore. A smentire la sfortuna in questa giornata ci ha pensato anche Maurizio Costanzo con un suo commento tra le colonne di Libero Quotidiano: “È un modo di dire. Ricordo che a scuola era più facile prendere un buon voto se capitava venerdì 17 che non in altri giorni della settimana”. Il conduttore invita dunque a non credere a tali leggende. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



GIORNO DELLA SFORTUNA PER EXCELLENCE, ANCHE SE…

Su Twitter “Venerdì 17” è in cima ai trend italiani, superando anche l’hashtag #AndreaCamilleri: il giorno della sfortuna par excellence fa paura a molti e sono tanti i gesti legati alla superstizione. Alcuni tentato di esorcizzare questa credenza popolare seriamente, mentre altri ci giocano molto, ricordando che siamo in uno degli anni peggiori del secolo, considerando la pandemia da coronavirus. Un’altra grande fretta di utenti social non crede a tutto ciò e, anche se non è tra i più “social”, Maurizio Costanzo rientra nell’elenco. Su Libero il celebre conduttore ha spiegato: «Non è la prima volta che mi trovo a dire che non è assolutamente certo che venerdì 17, cioè oggi, porti sfortuna. È un modo di dire. Ricordo che a scuola era più facile prendere un buon voto se capitava venerdì 17 che non in altri giorni della settimana. Non date retta, perciò». (Aggiornamento di MB)



VENERDÌ 17, RITI E GESTI SCARAMANTICI NEL MONDO DEL PALLONE

Oggi è venerdì 17 e queste ore saranno terribili per i più scaramantici e suscettibili. Fa parte di questo gruppo senza dubbio l’ex commissario tecnico della nazionale italiana Giovanni Trapattoni, che era solito portarsi in panchina una bottiglietta contenente dell’acqua santa. Il collega Di Marzio ha ricordato a riguardo una famosa citazione del Trap risalente ai mondiali del 2002, dopo la partita col Messico: “lo sapete che io sono credente, ma anche in messicani lo sono. Penso, però, che la mia acqua santa sia stata un’arma in più rispetto alle loro preghiere”. Che dire poi di Raymond Domenech, ex ct della Francia, che sceglieva la formazione in base all’oroscopo. Adriano Galliani, per anni storico ad del Milan oggi al Monza, era invece solito indossare sempre una cravatta di colore giallo, mentre l’ex presidente del Livorno, Aldo Spinelli, puntava su un impermeabile dello stesso colore. Scelte “strambe” dettate dalla scaramanzia anche nel Napoli di Sarri formato 2016-2017, quando la squadra decise di scendere in campo nei match casalinghi con la maglia da trasferta, giudicata portafortuna. Insomma, riti, superstizioni, scaramanzie, gesti particolari… sono presenti nella nostra vita quasi ogni giorno, non soltanto di venerdì 17. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



VENERDÌ 17, EPTACAIDECAFOBIA: COS’È?/ PAURA E SUPERSTIZIONE NEL GIORNO DELLA SFORTUNA

Quella di oggi, venerdì 17 luglio, è una data molto temuta dagli italiani più superstiziosi, affetti da eptacaidecafobia, ovvero la paura del numero 17. Si tratta della terza volta in assoluto nel 2020, dopo il 17 gennaio e il 17 aprile, che tale giornata cade di venerdì, per giunta all’interno di un anno bisestile che finora non ha certo brillato per buona sorte (leggasi in tal senso la pandemia di Coronavirus). Ecco dunque che, in giornate come questa, la scaramanzia abbonda nelle case di tutt’Italia e c’è chi sceglie di viverla in maniera “sicura” (non uscire di casa, muoversi il meno possibile, evitare qualsiasi situazione di potenziale pericolo, come attraversare la strada), chi invece provvede a munirsi di amuleti e portafortuna (i tipici cornetti rossi di Napoli sono fra i più gettonati). Tuttavia, sorge spontaneo interrogarsi circa le origini e la genesi di questa paura diffusa in tutto lo Stivale, che affondano le loro radici in un periodo molto lontano, risultando tuttavia attuali ancora ai giorni nostri.

VENERDÌ 17, EPTACAIDECAFOBIA: LE ORIGINI

A quanto pare, l’eptacaidecafobia, paura legata a venerdì 17, è dovuta alla combinazione fra il Venerdì Santo, giorno in cui Gesù Cristo perì sulla croce, e il numero 17, ritenuto sfortunato. Inoltre, nell’Antico Testamento la data d’inizio del diluvio universale venne fatta coincidere con il 17 del secondo mese. Ci sono, però, ragioni anche lontane dalla religione, che hanno contribuito ad acuire il fenomeno: nell’antica Roma, per esempio, sulle tombe dei defunti era consuetudine tracciare la scritta “VIXI” (“vissi”), ma nel Medioevo, complice anche il grave analfabetismo, tali lettere venivano rimescolate fino a comporre la scritta XVII, ergo “17” in numeri romani. Prima ancora, nell’antica Grecia, il numero 17 era letteralmente inviso ai seguaci di Pitagora. Perché? Semplice: il 17 si trova esattamente a metà strada fra il 16 e il 18, che simboleggiano la perfezione dei quadrilateri (16 è il risultato di 4×4, 18 di 3×6). Infine, la smorfia napoletana associa il 17 alla disgrazia.