Come già anticipato, 3 delle 4 Regioni più a rischio “zona arancione” hanno deciso, di concerto col Ministero della Salute, di avanzare nuove ordinanze in vigore da sabato per limitare al minimo assembramenti e aperture dello shopping. Mentre resta la Campania ancora nel limbo tra scontri politici e sanitari (Boccia ha fatto sapere che «si deciderà domani» sulla regione di De Luca), Veneto, Emilia Romagna e Friuli firmano una ordinanza regionale molto simile nella sostanza. Da sabato 14 novembre fino al 3 dicembre si attuano chiusure importanti su media e grande vendita commerciale (outlet, centri commerciali e negozi non di prima necessità) durante il weekend, avvicinandosi alle misure già previste dal Dpcm per le zone “arancioni”. In Veneto, Zaia firma un’ordinanza che consente l’attività sportiva e motoria nei parchi «ma solo in aree periferiche e nel rispetto di almeno due metri di distanza; consentito l’accesso a pubblici esercizi «non più di una persona alla volta»; vietati i mercati «se non in caso di apposito piano che prevede perimetrazione, sorveglianza e varchi di accesso»; infine, fortemente raccomandato la garanzia – quando possibile – dell’accesso agli esercizi commerciali nelle prime due di apertura agli over 65 anni. Misure simili – anche sul divieto di passeggiate nei centri storici delle città e nelle aree dello shopping – da Bonaccini in Emilia Romagna e Fedriga in Friuli Venezia Giulia, il tutto con l’ok del Governo arrivato stamane dal Ministro Speranza: nel pomeriggio alle 16 il Ministro Boccia ha convocato di nuovo Regioni, Comuni e Province per mettere in atto il piano di costante rafforzamento sanitario, oltre che ulteriori misure di “concerto” su attività commerciali e ristori. Quell’idea di “lockdown leggero” voluto dal Premier Conte si avvicina sempre più.



CAMPANIA, CONTE “SERVE UNA SVOLTA SUBITO”

Se per Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia le ordinanze arriveranno al 99% nella giornata di domani, il caso della Campania continua a far discutere: nel giorno in cui il caso “shock” dell’ospedale Cardarelli – un paziente trovato morto nel bagno dell’area “sospetti Covid” – riaccende i fari sulla situazione drammatica a Napoli, è il Premier Giuseppe Conte ad intervenire a margine della riunione-fiume con i capi delegazione del Governo a Palazzo Chigi. «Siamo lo Stato e se ci sono segnalazioni diffuse di criticità sulle strutture sanitarie della città di Napoli serve dare un segnale…», avrebbe detto il Capo del Governo secondo le fonti di Adnkronos. Non solo, Conte avrebbe chiesto alla Protezione Civile di attivare al più presto ulteriori Covid-Hotel a Napoli per alleggerire la pressione sugli ospedali; nella riunione con il Governo, inoltre, si è ragionato sulla possibilità di inserire zona rossa a Napoli e Caserta, lasciando invece le altre province meno sotto pressione in zona gialla. Intervistato da “Radio Radio” il direttore del “Mattino” di Napoli, Federico Monga, emerge un dato ancora non evidenziato nelle lunghe cronache e polemiche sulla situazione epidemiologica e sanitaria della Regione Campania: «Bisognerebbe fare dei lockdown non più regionali ma anche provinciali, come ne stanno già parlando al Governo. Così che Napoli e Caserta possano fare un sospiro di sollievo. C’è però un problema di soldi. Non c’è solo un balletto politico. Se chiudesse De Luca i soldi li tirerebbe fuori la regione. Se arriverà invece un’ordinanza dal Governo paga lo stesso Governo. E’ questo il grande nodo. Dagli ospedali arrivano urli drammatici. I medici sono pochi».



COSA CAMBIA PER SCONGIURARE IL LOCKDOWN

L’impianto del Governo per i prossimi giorni è in corso d’opera ma risponde sostanzialmente allo slogan di “lockdown leggero”: questo significa non imporre una “zona rossa nazionale” ma, al contempo, “pressare” le Regioni più a rischio di nuove chiusure – Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e forse anche Campania – ad adottare delle proprie singole ordinanze restrittive fin da subito. E così prima l’Istituto Superiore di Sanità ieri nella conferenza stampa, poi il dialogo serrato tra il Ministro Boccia e i Governatori Fedriga, Zaia e Bonaccini avrebbero portato le tre Regioni candidate al prossimo ingresso in “zona arancione” (rischio medio-alto, con chiusura di bar e ristoranti oltre al divieto di spostamenti fuori dal proprio Comune) ad agire “comunemente”. E così tutti e tre i Presidenti oggi hanno spiegato che a partire dalla giornata di domani saranno preparate tre singole ordinanze “anti-assembramenti” per scongiurare il più possibile lo spauracchio del lockdown locale. Verranno preparate misure meno stringenti di quelle previste dall’ultimo Dpcm per le regioni in scenario 3, ma che possano comunque porre un freno agli assembramenti e convincere così Cts e Ministero della Salute che non sia necessaria la nuova stretta da zona arancione.



EMILIA ROMAGNA E FRIULI: LE NUOVE ORDINANZE ANTI-COVID

Dopo un video-incontro a tre, Fedriga, Zaia e Bonaccini sono pronti a firmare entro domani la nuova ordinanza anti-Covid simili in alcuni punti ma con ovviamente misure e chiusure mirate in base alle zone: «Domani firmerò l’ordinanza contro assembramenti per dare regole a chi ancora oggi non le rispetta», spiega in conferenza stampa il Presidente del Veneto, «l’ordinanza non ci è stata chiesta da nessuno non abbiamo una spada di Damocle sulla testa per evitare di passare di fascia. Ma l’ordinanza è necessaria di fronte alle scene viste nello scorso fine settimana. Piazze dei centri storici piene di gente». In Emilia Romagna la decisione, in linea con i colleghi di Veneto e Friuli, vedrà domani una nuova ordinanza in cui si ragiona sulla chiusura di alcune aree dello shopping anche durante la settimana (i cosiddetti “parchi commerciali” sfuggiti finora alla chiusura del Dpcm), e la rimodulazione degli orari su bar e ristoranti. In Friuli Venezia Giulia, infine, Fedriga domani firmerà l’ordinanza che avvicina la regione alla zona arancione senza essere ancora ufficialmente “immessa” dalla cabina di regia anti-Covid (che si riunirà venerdì prossimo per eventuali nuovi cambiamenti). Il Governo valuta entro il weekend di “estendere” misure e chiusure in quasi tutti i territori del Paese in modo da non rendersi necessario un nuovo Dpcm per irrigidire le attività e gli spostamenti non considerati «essenziali». Caso a parte per la Campania che ancora resta in zona gialla, nonostante le polemiche degli scorsi giorni, ma che oggi con il Governatore De Luca lancia un nuovo appello al Comune di Napoli per interventi immediati: «rapida definizione di un piano d’interventi,garantito da controlli efficaci delle Forze di Polizia nazionali e locali e volto a impedire assembramenti ed attività con mobilità non legata a esigenze essenziali». La richiesta dopo «episodi clamorosi di assembramenti fuori controllo», conclude il Presidente campano.