Veneto e Friuli hanno lanciato il guanto di sfida, seguite a ruota da Liguria, Campania, Marche mentre Toscana e Valle d’Aosta tengono il “punto” seguendo la linea del Governo (o quantomeno del Premier Conte e della Ministra Azzolina): la ripresa delle scuole, a solo 3 giorni dal 7 gennaio, è tutta un caos con il Governatore ligure Giovanni Toti che spiega bene il nodo della situazione «Conte ieri ha detto che il 7 gennaio la scuola avrebbe aperto poi il ministro Speranza ci ha convocato per dire che non sappiamo come apriremo e in che regioni, se saremo rossi o arancioni. Di fronte all’incertezza su cosa succederà il 7 e l’8 le scuole in Liguria non apriranno. Mi auguro che il governo si prenda la responsabilità altrimenti farò un’ordinanza, come hanno già fatto altri governatori». Il collega Giani in Toscana invece sceglie la linea della riapertura delle superiori in presenza al 50% «dal 15 gennaio al 75% in presenza. Se i dati epidemiologici peggioreranno, torneremo alla didattica a distanza».



31 gennaio per Veneto-Friuli e forse Marche, 15 gennaio per Liguria e forse Abruzzo, 11 gennaio per la Regione Campania: ci si muove in ordine sparso, vista l’incapacità al momento del Governo (impegnato sui fronti crisi e chiusure anti-Covid) di dare un input nazionale unico a tre giorni dalla ripresa delle attività scolastiche. Da ultimo De Luca che fa sapere al termine dell’Unità di Crisi di Regione Campania che la classi delle superiori non torneranno in presenza giovedì prossimo: «riapriranno lunedì 11 gennaio quando potranno tornare in classe gli alunni della scuola dell’infanzia e delle prime due classi della scuola primaria, esattamente com’era prima della chiusura per la pausa natalizia. A partire dal 18 gennaio sarà valutata dal punto di vista epidemiologico generale, la possibilità del ritorno in presenza per l’intera scuola primaria e dal 25 gennaio, per la secondaria di primo e secondo grado». È attesa una ordinanza entro la giornata di domani, mentre le polemiche da sindacati, presidi, associazioni scolastiche e opposizioni si scagliano contro il Governo e la sua incapacità di trovare una quadra generale.



VENETO-FRIULI: “DAD FINO AL 31 GENNAIO”

Fino al 31 gennaio 2021 il Veneto e i Friuli Venezia Giulia hanno annunciato un’imminente ordinanza che imporrà la scuola in Dad al 100% per le superiori, in aperto scontro con la linea del Governo riaffermata stamane dalla Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina nell’intervista al Fatto Quotidiano. L’annuncio a sorpresa è arrivato a stretto giro prima dal Governatore Massimiliano Fedriga e poi dal Presidente Luca Zaia: «Non ci sembra prudente lasciare aperte le scuole superiori quindi proroghiamo la didattica a distanza fino a tutto gennaio», ha spiegato nella conferenza stampa dalla Protezione Civile di Marghera (Venezia) il Governatore veneto, «Noi tifiamo per la scuola in presenza ma abbiamo l’obbligo di valutare la situazione».



La medesima linea era stata anticipata solo di qualche ora dall’altro Governatore leghista, Max Fedriga, per bocca dell’assessore alla scuola Alessia Rosolen: «La didattica a distanza al 100% per le Scuole superiori viene prorogata al 31 gennaio. E’ una scelta di responsabilità che supera il consenso di chi voleva un rientro veloce e ampio a scuola, e mira a tutelare la salute dei ragazzi e di tutto il personale della scuola». Nel vertice notturno tra Governo e Regioni sul prossimo Dpcm, diversi Presidenti hanno sottolineato la mancanza di chiarezza e di tempismo nelle regole per le chiusure-aperture, con il tema della scuola in primis.

LE REGIONI (E IL CTS) SFIDANO IL MIUR

Conte e Azzolina insistono sulla riapertura al 50% delle scuole superiori in presenza dal 7 gennaio, ma diversi scienziati del Cts e altri Ministri (Boccia, Speranza e Franceschini in primis) lanciano l’allarme sulla mancanza di soluzioni operative che possano aiutare una miglior ripresa in sicurezza: trasporti, orari scaglionati e gestione familiare, tutti i temi che dovevano essere discussi da mesi nei tavoli tra prefetti e scuole e che invece si sono aggiornate solo negli ultimi giorni con inevitabili ritardi nel raggiungere una quadra generale. Di questo si lamentano Zaia e Fedriga e rilanciano dunque l’ordinanza di Dad obbligatoria fino a fine mese (almeno): «La cosa più importante – sottolinea Ciciliano, il segretario del Comitato Tecnico Scientificonon è tanto riaprire le scuole ma cercare di tenerle aperte. Rischiare di riaprire le scuole e doverle poi richiudere tra una decina di giorni o tra due settimane. È una cosa che il Paese non si può permettere perché sarebbe la testimonianza provata del fatto che i numeri stanno riaumentando». La titolare del Miur invece replica alle critiche dei colleghi ministri, dei Governatori e dello stesso Cts ribadendo come «Abbiamo collaborato: ora è arrivato il tempo di tornare in classe. La scuola è un servizio pubblico essenziale, non si può continuare a sacrificare i ragazzi né pensare che la didattica a distanza possa sostituire quella in presenza»