E lo chiamano ancora “servizi per tempo libero & vacanze”. Nonostante proprio il turismo risulti ormai da tempo il vero traino dell’economia italiana, e non può essere che così vista la vocazione nazionale e il patrimonio naturale e culturale di cui disponiamo. Si ha un bel dire che il turismo è in realtà una vera industria, un’industria pesante estremamente composita, con numeri che superano le performances di qualsiasi altro comparto, e una produzione di valore che va oltre il 13% del Pil.
Il report di Veneto Lavoro riferito al mese di ottobre informa che nei primi dieci mesi del 2024 il bilancio del mercato del lavoro dipendente privato in Veneto è positivo per 54.200 posizioni di lavoro, un risultato alimentato decisamente dal turismo, anche se inferiore rispetto a quello dello scorso anno, ma comunque al di sopra dei livelli registrati nel 2022 e nel 2019, in pre-pandemia. In flessione anche la domanda di lavoro (-1%). Andamento analogo nel singolo mese di ottobre, che registra un calo delle assunzioni pari all’1% e un ridimensionamento del saldo mensile (-18.700) rispetto al 2023 (-18.000).
La ridotta mobilità del mercato del lavoro, sintomo di persistenti difficoltà in alcuni comparti occupazionali, specie quelli industriali (e quindi, nell’accezione comune, non il turismo, ma prevalentemente la manifattura), è dimostrato anche dalle dinamiche contrattuali. Il bilancio relativo al tempo indeterminato è positivo (+27.900), ma il calo di assunzioni (-5%), trasformazioni (-2%) e cessazioni (-2%) sono segnali di una progressiva saturazione dei posti di lavoro. Nel mese di ottobre prosegue un processo di stabilizzazione delle posizioni lavorative, con l’aumento delle trasformazioni (+5%) e un contestuale calo delle cessazioni di rapporti di lavoro stabile (-3%). Per quanto riguarda il tempo determinato, il bilancio del periodo gennaio-ottobre è positivo (+28.200) e più elevato dello scorso anno, grazie soprattutto alla crescita delle attivazioni (+1%), mentre l’apprendistato prosegue nella sua fase di contrazione (-1.900), contrariamente a quanto rilevato nel 2022 e 2023, anche per un aumento delle conferme al tempo indeterminato (+18%).
A livello territoriale, saldo positivo per quasi tutte le province, ma in ridimensionamento rispetto all’analogo periodo del 2023 a Padova (+6.710), Treviso (+5.391), Venezia (+15.089) e Vicenza (+4.223). La provincia di Belluno mostra un saldo tipicamente negativo arrivati a questo periodo dell’anno per l’incidenza delle dinamiche stagionali, ma in miglioramento sul 2022 e in linea con i risultati del 2023. Nel mese di ottobre, il bilancio occupazionale è come ogni anno in questo mese positivo solo nelle province di Padova e Vicenza, mentre la domanda di lavoro diminuisce quasi ovunque: -6,6% a Belluno, -4,3% a Rovigo, -3,7% a Padova, -3,4% a Treviso, -1,9% a Vicenza. In controtendenza Verona (+4,4%) e Venezia (+0,4%).
In agricoltura, il saldo come sempre negativo di ottobre intacca solo marginalmente l’ampia crescita osservata nell’intero periodo (+13.600 posti di lavoro dipendente). Bilancio ampiamente positivo, anche se al di sotto dei livelli raggiunti lo scorso anno, anche nel terziario (+29.800), condizionato nella seconda parte dell’anno dalla conclusione della stagione turistica.
Dopo i risultati incoraggianti di settembre, il settore industriale mostra a ottobre un nuovo rallentamento della crescita occupazionale, particolarmente evidente nel metalmeccanico e nel complesso del made in Italy. Il bilancio complessivo del settore nel periodo gennaio-ottobre è di +10.900 posizioni lavorative a fronte delle +15.400 registrate nello stesso periodo dello scorso anno, mentre le assunzioni evidenziano un calo del 6,6%, con picchi del -24,2% nell’industria calzaturiera, del -18,3% in quella tessile e del -14,5% nel metalmeccanico. Un’analisi condotta sulle aziende della filiera dell’automotive, in particolare, ha evidenziato il rarefarsi della crescita occupazionale soprattutto negli ultimi mesi, con un bilancio divenuto negativo a partire dal mese di luglio e la successiva erosione dei posti di lavoro guadagnati nel biennio 2022-2023.
La contrazione della domanda di lavoro in ambito industriale e il conseguente ridimensionamento dei livelli di crescita risultano, tuttavia, intaccare solo in parte la componente più stabile dell’occupazione. L’elevato ricorso alla cassa integrazione, come suggeriscono i dati riferiti alle ore autorizzate, potrebbe aver mitigato, soprattutto nel comparto metalmeccanico, gli impatti nel mercato del lavoro delle difficoltà che, più in generale, stanno interessando il settore. Le aziende della filiera dell’automotive, ma soprattutto quelle dei comparti tessile-abbigliamento, concia e calzature, denotano tuttavia un nuovo incremento dei licenziamenti economici/collettivi, che però permangono attualmente al di sotto dei livelli del medesimo periodo del 2019.
Nel 2024, gli ingressi in condizione di disoccupazione sono stati complessivamente 118.700, poco meno di quelli registrati l’anno precedente (-2%).
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