Stabilità delle assunzioni in agricoltura (+1%), crescita del +4% nei servizi e flessione del -6% nell’industria. Il traino positivo è rappresentato dal comparto del commercio e turismo (+8%), mentre nel secondario la domanda di lavoro risulta in calo soprattutto nell’industria della chimico-plastica (-19%) e nel metalmeccanico (-7%), in particolare il comparto delle macchine elettriche (-19%). Questa è la sintesi del mercato del lavoro in Veneto nel primo semestre 2023, che ha registrato un incremento di 82.900 posti di lavoro dipendente, anche se in maggio-giugno si è osservato un lieve rallentamento, per il calo della domanda di lavoro nel comparto industriale. Il saldo mensile si mantiene comunque positivo per +18.700 posizioni lavorative, seppure leggermente inferiore a quello del 2022 (+20.300).
Questo nel nostro Nordest, mentre il report 2023 della Commissione europea sull’occupazione e sugli sviluppi sociali (Esde) conferma la resilienza dei mercati del lavoro europei nonostante la crisi economica causata dal conflitto russo-ucraino. Nel 2022, infatti, il tasso di disoccupazione Ue ha raggiunto i minimi storici (6,2%), mentre il tasso di occupazione ha raggiunto il livello record (74,6%) con 213 milioni di persone impiegate. Nonostante i dati, persistono alcune carenze nel mercato del lavoro e nella manodopera che colpiscono specifici gruppi e minoranze, in particolare donne, giovani e persone con disabilità. Le aziende, dal canto loro, tentano di coniugare la necessità di formare i lavoratori con nuove competenze nel contesto della transizione verde e digitale con la necessità di sopperire alla carenza di manodopera.
La crescita, in Veneto, è trainata dai contratti a tempo indeterminato, aumentati nel corso dell’anno di 24.700 unità, specifica l’agenzia regionale VenetoLavoro. “Dopo l’eccezionale spinta osservata nell’ultimo biennio sia in termini di assunzioni che di trasformazioni, il bacino di posti di lavoro stabili sembra però ora in via di saturazione”. Bilancio positivo anche per il lavoro a termine. I rapporti di lavoro a tempo determinato sono cresciuti di 56.300 unità (in linea con l’anno precedente) e le assunzioni con questa forma contrattuale sono state complessivamente 251.900 dall’inizio dell’anno (il 3% in più rispetto allo stesso periodo del 2022). Più marginale l’apporto dell’apprendistato, che ha visto una flessione delle assunzioni del 5% e un saldo che, seppur positivo, risulta inferiore a quello dello scorso anno (+1.850 contro +2.000 posizioni lavorative).
La leggera crescita delle assunzioni registrata nel primo semestre del 2023 (+1%) ha interessato pressoché in egual misura donne e uomini, ma si è mostrata più marcata per gli stranieri (+7%) rispetto agli italiani (-1%) e, in termini di età, per i giovani (+7%) e gli over 55 (+3%). Il volume delle cessazioni è rimasto stabile sui livelli del 2022, ma le dimissioni, che comunque continuano a mantenersi elevate, risultano in calo del 4%.
L’attenuazione della crescita osservata nel settore industriale, invece, andrebbe ricondotta a una serie di possibili concause: un plausibile assestamento sui livelli pre-pandemici del 2019, dopo il picco del 2022; una riduzione della mobilità complessiva del mercato del lavoro e le crescenti difficoltà nel reclutamento di alcune figure professionali; un rallentamento della domanda di lavoro che in alcuni comparti potrebbe nascondere difficoltà legate a uno scenario economico ancora incerto.
Venezia e Verona sono le province nelle quali si concentra gran parte della crescita occupazionale della prima metà dell’anno, con un saldo di posti di lavoro (rispettivamente +39.300 e +23.200) nettamente superiore a quello registrato nel 2022, e le uniche che mostrano anche un aumento delle assunzioni (+9% nel veneziano e +3% nel veronese). Domanda di lavoro in calo in tutte le altre province: -5% a Treviso, -4% a Vicenza e -3% a Belluno, Padova e Rovigo. Quella patavina e quella rodigina sono anche le uniche province a mostrare un saldo occupazionale inferiore a quello dello scorso anno, seppure ancora in terreno positivo.
Nel mese di giugno la domanda di lavoro ha subito una flessione del 3% rispetto al 2022, che ha riguardato soprattutto le assunzioni e le trasformazioni a tempo indeterminato (rispettivamente -6% e -20%), le donne (-6% rispetto al -1% degli uomini) e gli italiani (-5% contro un +1% degli stranieri). Venezia e Verona, trainate dal turismo, restano le province con il saldo occupazionale mensile più elevato, mentre tutto il resto del Veneto mostra segnali di rallentamento.
Nel primo semestre 2023 gli ingressi in stato di disoccupazione sono stati 55.500. I disoccupati veri e propri, provenienti da precedenti contratti di lavoro, costituiscono la maggior parte dei nuovi ingressi (49.900). Diminuiscono rispetto allo scorso anno gli inoccupati, ovvero persone prive di precedenti esperienze lavorative (-15%). Gli over 55 rappresentano il 17% del totale dei nuovi disoccupati, con 9.300 iscrizioni, in crescita del +3% rispetto all’anno precedente.
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