Ha 1600 anni e li dimostra. O forse no. Anzi, proprio poggiandosi sulle sue antiche fondamenta fluide ma davvero resilienti, fatte solo di legnami affogati nell’acqua salmastra, sta per trasformarsi in un laboratorio proiettato sul futuro, tra innovazione, cultura e tecnologica sostenibile. Lei è Venezia, da tempo spacciata da molti quale città-museo, spopolata degli autoctoni e invasa dall’overtourism. Ma promossa da qualche giorno “Capitale mondiale della sostenibilità”, con il progetto di promuovere un modello ambientale, economico, sociale e urbanistico per lo sviluppo sostenibile della città e della laguna veneta. 



L’architettura del progetto si basa su una fondazione ad hoc (avviata già nel luglio 2021, nell’ambito della Conferenza Clima al G20 Economia), con la presidenza affidata al ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, con due vice quali il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, e il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. L’iniziativa è frutto della collaborazione pubblico-privato, con Governo, Regione Veneto, Comune di Venezia, Snam e alcune tra le principali istituzioni e aziende del territorio: Università Ca’ Foscari e IUAV, Conservatorio Benedetto Marcello, Accademia di Belle Arti, Fondazione Cini, Confindustria Veneto e alcune realtà di rilievo nazionale come Generali, Snam, ENI, ENEL e Boston Consulting Group.



La road map del progetto tocca la transizione energetica e la sostenibilità ambientale, con la creazione di un “polo dell’idrogeno” nell’area industriale dismessa di Porto Marghera, con la nascita di una filiera dell’idrogeno, una “Hydrogen Valley”; la decarbonizzazione e la circolarità dei rifiuti; la promozione di VeniSIA (Venice entrepreneurial international Sustainability Innovation Accelerator) quale centro di innovazione e accelerazione sui temi della sostenibilità. Venezia si candida anche a polo di riferimento mondiale per il dibattito scientifico, accademico e culturale sui temi relativi alla sostenibilità ambientale e sociale attraverso l’organizzazione di una “Biennale della Sostenibilità” aperta a istituzioni, accademie, esponenti del mondo dell’arte e delle scienze, e imprese, per la discussione costruttiva di argomenti inerenti al cambiamento climatico e, più in generale, alla sostenibilità. Nella mappa compare anche il rilancio dell’offerta formativa e dei servizi e la residenzialità per studenti, per caratterizzare Venezia come una “Città Campus” di livello internazionale. Capitolo a parte il turismo sostenibile, con forti spinte verso nuovi modelli sostenibili attraverso il ricorso alle tecnologie digitali nella gestione dei flussi e dei servizi offerti.



E infine il rilancio di commercio e residenzialità locale, con interventi volti a favorire l’inclusione sociale e la vitalità della comunità veneziana.

 “Dobbiamo far tornare Venezia città mondo – ha detto Brunetta -, luogo che anticipa la risoluzione dei problemi globali. Le cento grandi aziende che chiamerò per partecipare al progetto della Fondazione saranno chiamate non solo a investire qui, ma ad esserci. Non più Venezia solo palcoscenico, ma luogo di produzione: dall’idrogeno a Porto Marghera al metaverso, dall’ospitalità sostenibile alla cultura. La storia rappresentata qui a Palazzo Ducale ci obbliga a esserne all’altezza. Tutta la città era tenuta a raccontare le ragioni per le quali Venezia era una città straordinaria. Una città di pescatori, di commercianti, che si dovevano fare spazio tra gli imperi. L’eredità culturale non è un peso: è il nostro investimento da cui ripartire”.

“Venezia è una realtà artificiale – ha continuato il ministro -. Le lagune non durano per così tanti secoli: o diventano mare o diventano terra. Questa laguna dura perché è frutto degli investimenti e dell’intelligenza dell’uomo, che la hanno difesa dal mare e dalla terra. Questa sala, la Sala del Senato di Palazzo Ducale, è il segno degli investimenti effettuati nel tempo dalla città per costruire il suo mito. Dopo la Venezia della Serenissima, dopo la straordinaria Venezia del Novecento, adesso abbiamo il futuro, che è la sostenibilità. Un futuro che si fa a partire dai giovani, dalle idee, per ricostruire la base economica della città. Non è possibile che il centro storico di Venezia scenda sotto i 50mila abitanti. Venezia è il luogo di tanti resistenti, come la Fondazione Cini o le università. Centinaia di realtà di resistenza, nonostante le difficolta. Ecco, noi vogliamo cambiare le condizioni a contorno e far diventare Venezia la più antica città del futuro, attraendo investimenti e capitale umano”.

“La città sta vivendo importanti trasformazioni – ha aggiunto il sindaco Brugnaro -. Con la neo Fondazione lo Stato riconosce l’importanza del futuro che può passare da Venezia e Mestre. Quando parliamo di sostenibilità non intendiamo solo quella ecologica. Vogliamo raddoppiare gli studenti delle nostre due università, Iuav e Ca’ Foscari, per contrastare lo spopolamento”.

“La Fondazione partirà con otto progetti – ha spiegato il presidente Zaia – e la Regione partecipa a quattro di essi. Il flusso di finanziamenti ipotizzato va da due a quattro miliardi, e peserà sul Pil del Veneto per 10 miliardi. Il claim del Veneto è “The land of Venice”: Venezia è un palcoscenico unico che ci permette di essere attrattivi, non solo di finanziamenti ma anche come sede autorevole per le compagnie internazionali. Venezia non è solo città del turismo, siamo anche un laboratorio open air di quello che può essere la vera sostenibilità. Esserne la capitale mondiale è una ambizione, una sfida e lo dimostreremo con questa fondazione”.

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