Il caso AstraZeneca è un’occasione per capire come le persone affrontano e valutano la vita. Né è certo Marcello Veneziani, secondo cui l’analisi delle opinioni sul vaccino, anche in generale, ci offrirebbe un campionario utile per comprendere finalmente qualcosa di come concepiamo la vita e la salute. Il giornalista e scrittore ne ha parlato ieri sulle colonne de La Verità, spiegando che inconsapevolmente stiamo praticando delle “scelte esistenziali che richiamano antiche correnti di pensiero”. Le nostre decisioni e opinioni rappresentano l’applicazione pratica di orientamenti classici. E fa l’esempio del razionalismo e fatalismo, ma anche del casualismo, probabilismo, problematicismo, scetticismo ed empirismo, fino ad arrivare al misticismo e nichilismo. Quindi, nel dilemma sulla vaccinazione si possono ritrovare compendi di filosofia.



Il vaccino è più un diritto o un dovere? Lo dobbiamo fare per obbedire alla legge o possiamo chiamarci fuori? Difficile è poi valutare i comportamenti per Marcello Veneziani: chi salta la fila è un individualista liberale o un egoista amorale con un’indole disonesta? Una cosa è sicura: non parliamo solo di questioni sanitarie, di natura pratica. In ballo ci sono valori e modi di concepire la vita.



VACCINO, SÌ O NO? È UNA QUESTIONE DI FILOSOFIA…

Ma si può anche allargare il mirino per comprendere cosa accade all’estero e perché. Ad esempio, la scommessa iniziale sull’immunità di gregge e la successiva vaccinazione rapida e massiccia in Gran Bretagna si spiega con il pragmatismo tipico di questo popolo secondo Marcello Veneziani. Dove ci sono le resistenze maggiori? In quei paesi “a più alta densità filosofica”, quelli cioè con “derivazione idealistica, esistenzialistica e metafisica”. Il giornalista e scrittore sulle colonne de La Verità ha evidenziato che, invece, la vaccinazione a tappeto si può praticare facilmente in quei paesi “dove è alta la militarizzazione come forma mentis”. Quindi, fa l’esempio di Cina e Corea, ma anche di Israele, per motivi diversi.



Il vaccino ha poi un “problema” di fondo, cioè un paradosso inevitabile: persegue la guarigione pur non essendo malati. Ma quel fatalismo a cui si affida chi rifiuta il vaccino non è lo stesso a cui si affida chi si fa vaccinare? “In ogni caso il vaccino richiede di assumere una posizione filosofica”. E l’adesione spesso sarà inconsapevole. Ma “prima del siero c’è il pensiero”, conclude Marcello Veneziani.