Amore Criminale ripropone nella sua puntata di oggi, sabato 20 luglio 2024, su Rai Premium il femminicidio di Vera Mudra, la 61enne ucraina uccisa dal marito Giovanni Laguardia mentre dormiva con un numero di martellate pari agli anni del matrimonio, 18. Lo aveva precisato lo stesso assassino davanti alla polizia e alla cugina di secondo grado della vittima, Halina Feduc: «Gli ho dato una martellata per ogni anno che siamo stati insieme». Un delitto brutale, avvenuto a Rimini nell’ottobre di quattro anni fa, nell’abitazione dove viveva la coppia. L’allarme scatta nella notte, quando l’ex idraulico in pensione, che all’epoca dell’omicidio aveva 69 anni, contattò il 112 per chiedere aiuto: confessò di aver ucciso la moglie e che dovevano andare a prenderlo.



Una volta conclusa la telefonata, uscì di casa e finì per vagare per la città senza incrociare nessuno, anche perché all’epoca c’era il coprifuoco in Italia per la pandemia Covid, quindi dopo le ore 22 non era possibile uscire di casa. Comunque, l’uomo dopo aver percorso alcuni chilometri a piedi si fermò per telefonare la polizia, che lo individuò sul porto e si fece accompagnare a casa, dove Giovanni Laguardia mostrò il corpo senza vita della moglie, sul letto matrimoniale.



IL MOVENTE DEL BRUTALE FEMMINICIDIO DI VERA MUDRA

La prima spiegazione che Giovanni Laguardia seppe dare dell’omicidio della moglie Vera Mudra durante il primo interrogatorio in Questura fu che aveva perso la testa, ma poi spiegò che in quel periodo avevano frequenti liti, sostenendo che la moglie gli chiedesse soldi per aiutare i figli nati da una precedente relazione, ma in realtà la donna li mandava per compensare la sua assenza, in quanto i suoi figli erano autosufficienti. Peraltro, aveva messo da parte molti soldi, come evidenziò il legale della famiglia di Vera Mudra, che aveva curato la successione. Infatti, la donna lavorava come badante in particolare per una signora benestante. Il movente in realtà sarebbe stato la separazione che Vera Mudra aveva intenzione di chiedere: aveva fissato un appuntamento con un legale per procedere con la pratica, ma una settimana prima fu uccisa.



Proprio Halina Feduc, che raccontò di essere stata chiamata dal marito della cugina, il quale le confessò che aveva appena commesso l’omicidio, raccontò che la cugina aveva scoperto che il marito durante una settimana in cui era alle terme aveva portato in casa una prostituta, circostanza confermata anche alla cugina, inoltre avrebbe trovato i documenti per un prestito di 15mila euro chiesto a una banca senza che nessuno sapesse nulla.

COME SI È CONCLUSO L’ITER GIUDIZIARIO

Dalla perizia psichiatrica non emersero patologie: fu concluso che Giovanni Laguardia era lucido quando accoltellò la moglie Vera Mudra. La difesa ne chiese un’altra, ma la richiesta non venne accolta in Appello in quanto l’esame non era ritenuto necessario. A proposito dell’iter giudiziario, in primo grado c’è stata la condanna a 23 anni di carcere, anche perché fu esclusa l’aggravante della premeditazione; la pena è stata poi confermata in Appello e lo scorso dicembre è diventata definitiva con la conferma della Cassazione. Una pena che però è considerata troppo bassa dai familiari di Vera Mudra.