La notte tra il 25 e il 26 ottobre 2020, la 61enne Vera Mudra, di origine ucraina, fu uccisa con 18 martellate dal marito 72enne Giovanni Laguardia. Il femminicidio avvenne in via Pola a Marina Centro di Rimini ed al centro di una puntata di Amore Criminale, il programma condotto da Emma D’Aquino nel 2023. Fu Laguardia a chiamare la polizia e a confessare il delitto: “Ho perso la testa”, avrebbe detto agli inquirenti ammettendo di aver ucciso la donna con cui conviveva. Le indagini avrebbero portato a galla la volontà della vittima di separarsi dal coniuge che la tradiva, presunto movente dell’omicidio.
Giovanni Laguardia è stato processato e condannato in via definitiva per l’uccisione di Vera Mudra, con sentenza di Cassazione emessa nel 2023. I giudici avrebbero escluso l’aggravante della premeditazione sostenuta, invece, dall’accusa. La trasmissione di Rai 3 ha dedicato al caso della 61enne la puntata trasmessa il 14 dicembre, nella quale sono state ripercorse le tappe della vicenda con numerose testimonianze e la ricostruzione del delitto.
Vera Mudra uccisa a martellate, Giovanni Laguardia condannato in via definitiva per il femminicidio
Vera Mudra e Giovanni Laguardia erano sposati da 18 anni al momento del femminicidio. La donna, 61 anni, fu assassinata brutalmente a martellate, tante quanti gli anni del loro matrimonio, ricostruisce Il Corriere, la notte tra il 25 e il 26 ottobre 2020 a Rimini, nell’abitazione di via Pola a Marina Centro dove entrambi vivevano.
Tre anni dopo il delitto, nel 2023, la Cassazione ha condannato Giovanni Laguardia in via definitiva a 23 anni di carcere, confermando la sentenza di primo e secondo grado. Il processo a carico dell’uomo si aprì l’8 marzo 2022, esclusa l’aggravante della premeditazione e concesse le attenuanti generiche. Per il 72enne la Procura di Rimini aveva chiesto 24 anni di reclusione. La difesa aveva fatto ricorso in appello incassando, però, una pena di uguale entità. Gli ermellini avrebbero infine confermato 23 anni chiudendo così la vicenda giudiziaria relativa al caso di Vera Mudra. Gli avvocati di Laguardia avrebbero chiesto una seconda perizia psichiatrica, negata, dopo che la prima aveva escluso la sussistenza di patologie nell’allora imputato. Per i periti, il 72enne sarebbe stato perfettamente in grado di intendere e di volere al momento del delitto.