Lo scontro totale in Procura di Milano dopo lo ‘scazzo‘ a distanza tra Francesco Greco (procuratore capo) e Piercamillo Davigo (ex Mani Pulite ed ex Csm) sul caso dei verbali Amara, si arricchisce di un’altra incredibile e inattesa ‘puntata’. Mentre le procure indagano su cosa possa essere avvenuto davvero dalla trascrizione dei verbali dell’ex avvocato Piero Amara – sulla presunta “Loggia Ungheria” – fino all’invio ‘anonimo’ ai giornali, l’ultima ombra gettata sull’ex magistrato del Pool arriva dalla sua ex assistente, la 32enne Giulia Befera, rimastagli collaboratrice fino al pensionamento dal Csm nell’ottobre del 2020.

Oggi il “Corriere della Sera” riporta parte degli interrogatori computi dai pm romani in merito all’indagine sull’altra assistente di Davigo, la segreteria Marcella Contraffatto, indagata per calunnia per il presunto invio anonimo dei verbali di Amara (quegli stessi consegnati a Davigo dal pm milanese Paolo Storari, ndr). Mentre si attende l’ormai probabile rinvio a giudizio della donna, le collaboratrici – seppur ribadiscono che Davigo non c’entra affatto con le spedizioni anonime – ammettono di aver saputo dall’ex giudice i contenuti delle lettere anonime poi giunte ai giornali e al membro Csm Nino Di Matteo. «Davigo mi disse che ne aveva parlato con il vicepresidente del Csm, e so che anche la Contrafatto era a conoscenza dei verbali. Mi disse che sapeva dove erano collocati, cioè nella stanza di Davigo, in uno scaffale posto in basso», spiega Befera davanti ai giudici, con materiale ora inviato tutto al Consiglio Superiore della Magistratura.

IL RACCONTO DELL’ASSISTENTE DI DAVIGO

Il racconto fatto da Befera aggiunge dettagli finora inediti sul possibile svolgimenti dei fatti negli scorsi travagliati mesi sull’asse Milano-Roma: in pratica, sottolinea il “Corriere della Sera” dopo aver consultato i verbali, si ha l’impressione che la vera svolta – con l’invio dei verbali ai quotidiani – sia avvenuta con la decisione del Csm di estromettere Davigo dal plenum un attimo dopo il pensionamento. Una “strana coincidenza” di tempistiche che fa sospettare la giovane assistente di Davigo: «Un grande titolo ad effetto dal Fatto quotidiano potrebbe veramente cambiare le sorti del destino», scriveva Contraffatto a Befera, sempre secondo le ricostruzioni del “CorSera”. Ai pm la giovane assistente rivela poi, «la Contrafatto mi rappresentò che sarebbe stato bello ed eclatante se avesse avuto clamore mediatico la vicenda relativa ai verbali, alla loggia e al fatto che Davigo sapesse e avesse informato la presidenza del Csm e il presidente della Repubblica, venendo ripagato con la mancata riconferma». Befera ribadisce che Davigo non voleva affatto che quei verbali di Amara uscissero pubblicamente, mentre scarica una pesante “ombra” sulla collega Contraffatto: «Manifestò la sua idea di scatenare un titolone sui giornali prima del plenum; in pratica mi disse che sarebbe stato “stupendo” se la notizia fosse uscita sui giornali. La mia percezione all’epoca era che Marcella stesse esagerando, perché è un soggetto sopra le righe. Io le dissi “andiamo carcerate”». Resta che fino ad oggi tutti i protagonisti della vicenda hanno negato di essere stati i “postini” di quei verbali “rumorosi”, ancora dunque non si è riusciti a risalire su chi possa essere davvero il “corvo” del Csm che il 18 febbraio 2021 scriveva in forma anonima a Di Matteo il seguente messaggio, recapitato assieme al verbale di Amara dove spunta il nome di un altro membro Csm come Ardita: «Ho mandato solo la parte… diciamo più interessante. Sicuramente ci sono dei nomi che lei conosce. È bene sapere chi abbiamo intorno e soprattutto scoprire la verità sulla moralità delle persone. Sarà una sorpresa sicuramente. Ben tenuto nascosto dal procuratore Greco ( altri verb. c’è anche lui ). Chissà perché».