Cogliere l’eterno nel contingente è una qualità di pochi. L’aveva George Orwell, la cui opera appare estremamente attuale perché seppe disegnare una prospettiva universale. In un trattato di 120 righe scrisse che tutti i movimenti nazionali, anche quelli nati dalla resistenza alla dominazione tedesca, assumono forme non democratiche e fanno propria la teoria che il fine giustifica i mezzi. Inoltre, scriveva che il mondo andava nella direzione di una economia centralizzata, che in senso economico può pure funzionare, ma non è organizzata democraticamente, quindi tende a creare un sistema di caste. Non vi sembra che quello scenario descritto da George Orwell sia realtà? Soprattutto in questi mesi così difficili. Ne parla Alessandro Gnocchi sulle colonne de il Giornale, ricordando che secondo lo scrittore inglese la Storia aveva già cessato di esistere e le scienze esatte sarebbero state messe in discussione. Niente verità oggettiva, solo propaganda. E non mancava una critica agli intellettuali, pronti «ad ammettere metodi dittatoriali, polizia segreta, falsificazione sistematica della storia».
GEORGE ORWELL E IL PEGGIORE DEI MONDI POSSIBILI
George Orwell racconta quello che per noi è un film già visto, ma che ovviamente all’epoca era semplicemente uno scenario su cui lo scrittore inglese metteva in guardia. È tutto ne Il peggiore dei mondi possibili, una antologia che contiene Fiorirà l’aspidistra, Omaggio alla Catalogna, Una boccata d’aria, La fattoria degli animali, 1984. Peraltro, le sue opere sono state spesso fraintese. Ad esempio, 1984 è stata definita un’opera sul fascismo e i totalitarismi. Discorso simile per la Fattoria degli animali, con cui invece voleva far vedere il regime sovietico per quello che è. Cosa bisogna fare allora? Alessandro Gnocchi su il Giornale spiega che per lo scrittore inglese alla fine l’Inghilterra fosse l’unico baluardo, anche se l’imperialismo britannico era detestabile. Ma era pure il male minore, perché gli inglesi non avrebbero mai accettato di perdere le libertà individuali, non tutti almeno. E lui sapeva bene che la libertà tout court si lega benissimo anche a quella economica.