Prima il caso mascherine, poi quello delle siringhe. Nel mirino Domenico Arcuri, attaccato su più fronti. Partiamo dal cosiddetto “incidente burocratico” che rischia di innescare dei ritardi sui tempi. Secondo quanto riportato da La Verità, per il primo lotto di siringhe il fornitore era obbligato a offrire «aghi di tutte le misure per un quantitativo superiore al 10% del quantitativo di siringhe offerto», ma dalla lettura della tabella allegata al decreto di aggiudicazione è emerso che tra i 12 aggiudicati solo 4 forniranno siringhe con aghi in numero superiore di oltre sei volte le siringhe, oltre alla quota di riserva. Gli altri hanno interpretato la norma come per gli altri lotti che prevedevano un solo tipo di ago, quindi maggiorandone la quota, ma senza arrivare ad un numero che consenta di ipotizzare che ognuno di questi sia disponibile per ogni siringa messa a disposizione.



A fronte di 466 milioni di siringhe disponibili, gli aghi sono 1,93 miliardi, circa quattro volte, non sei. Ma a far discutere è anche la differenza di costo. La Red Lotus Ltd di Hong Kong consegnerà 60 milioni di siringhe in otto tranche, tutte a 0,44 euro, cioè 3,6 volte più care di quelle dello stesso tipo fornite dall’Italiana Dealfa srl, che si è aggiudicata 53 milioni di pezzi, a partire da 0,128 euro dei primi 3 milioni di pezzi per scendere a 0,069 nelle forniture fino al 28 febbraio e a 0,06 per quelle successive.

VERITÀ VS ARCURI PER SIRINGHE E MASCHERINE

Altrettanto competitive sono quelle della Tau Medica, ItalHealt srl, Gda srl, per cui non è chiaro il motivo per il quale è stata accettata la fornitura di Hong Kong che ha prezzi 7 volte più alti di quelli delle aziende italiane. Secondo quanto riportato da La Verità, è curioso anche il fatto che la Red Lotus offra gli altri due lotti, per 240 milioni di pezzi in varie misure, con prezzi allineati ai competitor. Ci sono poi dei fornitori, anche per le siringhe “luer lock”, che non hanno alcuna esperienza in forniture di questo tipo. È il caso della torinese Space 200 spa e la pugliese Gda, due aziende solide nell’ambito dell’abbigliamento che hanno convertito parte del loro business, ma con nessuna esperienza nella fornitura di siringhe.

Una scelta che poteva avere senso nella prima fase dell’emergenza, quando si navigava a vista e c’era bisogno dell’aiuto di tutti, ma la campagna vaccinale poteva essere pianificata da tempo, senza rischio di improvvisazione. E poi c’è la vicenda delle mascherine, tirata nuovamente in ballo da “Fuori dal coro” contro Arcuri. Il programma di Mario Giordano ha scoperto che la società cinese Luokai trade che ha fornito a Domenico Arcuri ben 571 milioni di mascherine è nata cinque giorni prima della firma dei contratti. Inoltre, sarebbe riconducibile in qualche modo all’imprenditrice cinese Qiuhe Pan, 39enne titolare a Settimo Milanese della Athena engineering. Perché i cinesi hanno pagato 63,5 milioni di provvigioni ai due intermediari italiani e a uno ecuadoriano se una loro collaboratrice vive e lavora in Italia?