Cinque poliziotti sono stati arrestati a Verona per tortura e pestaggi in questura. A metterli sotto inchiesta i loro stessi colleghi della squadra mobile, dopo che in alcune intercettazioni, nell’ambito di un’altra inchiesta, si parlava di percosse nei confronti di alcune persone fermate. Sono così emersi episodi choc che hanno spinto il giudice dell’indagine preliminare a mandare gli agenti, di età comprese tra 24 e 44 anni, agli arresti domiciliari. Come evidenziato dal Corriere della Sera, la prima “tortura” contestata è quella contro un italiano e risale al 22 agosto scorso, quando subì percosse varie e un «vigoroso schiaffo sul volto tale da fargli perdere i sensi per dieci minuti». Un altro poliziotto, «istigato a infierire», gli sferrò un calcio. L’altro episodio è del 21 ottobre, stavolta contro un cittadino africano insultato («tunisino di mer*a, figlio di pu**ana, cosa ci fai qui?») e colpito con spray urticante al momento del fermo, poi preso a calci mentre scendeva dalla macchina. Inoltre, è stato vittima di una «azione degradante consistita nell’avere, uno dei poliziotti, urinato sulla parte lesa distesa a terra dopo aver proferito le espressioni “so io come svegliarlo”».
Il terzo episodio risale al 26 ottobre, ai danni di un altro africano, colpito con un calcio e insultato («marocchino di mer*a», «bastar*o»). Il quarto episodio è avvenuto nella notte tra il 9 e 10 novembre, quando un africano è stato preso a schiaffi, spintoni e calci, riempito di spray urticante e minacciato di spruzzarglielo anche «nel cu*o». Uno degli indagati, di 24 anni, ha descritto al telefono alla propria fidanzata, «evidente compiacimento, la commissione, da parte sua e di altri colleghi, di condotte gratuitamente violente e sadiche» nei confronti dei soggetti fermati. In uno dei casi di violenza, due agenti sono accusati anche di aver costretto una vittima a urinare nella stanza fermati, poi l’hanno spinta in un angolo facendola cadere a terra e usandola «come uno straccio per pulire il pavimento».
GIP SUI POLIZIOTTI ARRESTATI “VIOLENTI E SADICI”
Per accertare i fatti, funzionari della questura di Verona, d’accordo con i pm della procura, hanno intercettato i poliziotti sospettati e attivato telecamere in alcuni uffici che frequentavano, inoltre hanno visionato le immagini dell’impianto di videosorveglianza dell’acquario, come definivano la stanza ove è presente una parente in plexiglas tramite la quale potevano osservare i “pesci rinchiusi”. Il materiale è finito ai magistrati che hanno mosso le contestazioni. Sono stati allontanati dai rispettivi impieghi anche una ventina di altri agenti, ritenuti responsabili di omissioni o coperture in favore dei colleghi accusati, quindi sono stati trasferiti ad altri incarichi in attesa degli sviluppi d tale inchiesta. Il giudice nell’ordinanza di custodia cautelare spiega che gli indagati hanno «tradito la propria funzione comprimendo i diritti e le libertà di soggetti sottoposti alla loro autorità, offendendone la stessa dignità di persone, creando essi stessi disordine e compromettendo la pubblica sicurezza, commettendo reati piuttosto che prevenirli».
Ma il gip fa anche un’altra amara considerazione, riguardante le vittime. «I soprusi, le vessazioni e le prevaricazioni poste in essere dagli indagati risultano aver coinvolto in misura pressoché esclusiva (tranne un caso, ndr) soggetti di nazionalità straniera, senza fissa dimora ovvero affetti da gravi dipendenze da alcol o stupefacenti, dunque particolarmente ‘deboli’». Questa circostanza, per il giudice, non solo ha consentito loro di «vincere più facilmente eventuali resistenze delle loro vittime», ma ha anche «rafforzato la convinzione dei medesimi di rimanere immuni da qualunque conseguenza di segno negativo per le loro condotte, non essendo prevedibile nella loro prospettiva che alcuna delle persone offese si potesse determinare a presentare denuncia o querela pronto». Non avevano, però, fatto i conti con le intercettazioni per un’altra inchiesta e con i successivi accertamenti dei colleghi.