Il carcere di Verona, come purtroppo gli altri 191 in tutta Italia, sta attraversando una condizione critica, che ha già portato al terzo suicidio in appena un mese. A togliersi la vita, infatti, è stato il 30enne Saiddiki Oussama, l’8 dicembre, preceduto dal 34enne Giovanni Polin e dal 30enne Mortaza Farhady, mentre ad agosto si è tolto la vita il 40enne Cristian Mizzon. Una situazione, insomma, tragica, che rappresenta un solo esempio in tutta Italia, in cui si sono registrati nell’ultimo anno 67 suicidi. Il carcere di Verona, peraltro, ospita 531 detenuti, a fronte di 335 posti effettivi, tra i quali Filippo Turetta, Benno Neumair e Massimo Zen.



Il cappellano del carcere di Verona: “Manca personale ed assistenza”

Parlando della (quasi) epidemia di suicidi nel carcere di Verona, il cappellano Fra Paolo Crivelli sulle pagine di Avvenire ha sottolineato che nelle mura carcerarie i detenuti vivono “al limite della sopportazione umana”. Questa sarebbe la ragione dei numerosi decessi, legati anche “all’alto tasso di disagio psichico”. Non a caso, infatti, tutti e quattro i detenuti che si sono tolti la vita da agosto ad oggi soffrivano di problemi psichiatrici, di tossicodipendenza o, in alcuni casi, anche di entrambe.



Dal carcere di Verona, peraltro, il cappellano porta il grido di aiuti dei detenuti, che da settimane lamentano il fatto che “sono tutti concentrati sull’assassino di Giulia Cecchettin e nessuno si occupa più” di loro, mentre “a lui riservano un trattamento di riguardo“. Guardie per le quali, però, il cappellano ci tiene a spezzare una lancia in loro favore, spiegando che “sono in pochi, sempre sotto pressione e sopportano turni massacranti“. Similmente, spiega il cappellano parlando del carcere di Verona, i detenuti “non hanno mai uno spazio di intimità, sono costretti a coabitare anche in tre in una cella minuscola e la comunicazione tra loro è difficile”. Similmente, nella struttura “c’è un solo psichiatra che fa servizio per 18 ore a settimana”, mentre “il reparto riservato a chi viene sottoposto a trattamenti intensivi dispone di soli 5 posti, e gli operatori, psicologi e criminologi, sono 4 per 50 ore mensili”. Una situazione, insomma, a dir poco tragica, tra sovraffollamento e mancanza di personale competente.

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