Nasce a Verona il primo centro di accoglienza di migranti LGBT, un centro in grado di accogliere senza alcuna distinzione di genere. Come si legge sul Corriere Veneto, edizione online, il comune dell’Arena ha dato in concessione al Circolo Pink, associazione che da anni lotta contro l’omofobia e le discriminazioni sessuali, un piccolo immobile che aveva in disuso per realizzare appunto un progetto in cui possono trovare accoglienza i migranti «di tutti gli orientamenti sessuali, che faccia seguito – si legge sulla delibera – al programma di accoglienza governativo». Il Circolo Pink, sottolinea ancora il Corriere, è molto noto a Verona per le sue attività e partendo dalla sua storia ha chiesto quindi al Comune uno spazio dove creare questo centro inedito:



Verona ha replicato offrendo un piccolo immobile di 55 metri quadri che servirà per le sue attività “assistenziali, aggregative e di accoglienza sia a favore di migranti extracomunitari Lgbte, che a favore di migranti extracomunitari eterosessuali”. In cambio il Circolo dovrà pagare un affitto da 825,60 euro all’anno e la concessione non potrà durare più di 5 anni. La stessa è stata approvata “in virtu` delle finalità e delle attività socio assistenziali svolte dall’Associazione in tema dei diritti civili, tutela legale e politica, come previsto dal Regolamento per la gestione del patrimonio immobiliare del Comune di Verona”.



A VERONA IL PRIMO CENTRO DI ACCOGLIENZA MIGRANTI LGBT: L’IDEA DI GIANNI ZARDINI

Si legge ancora: “L’immobile sarà adibito appunto alle attività per l’integrazione nella nostra città di richiedenti asilo e migranti Lgbt e per la realizzazione del progetto abitativo «Co-Housing Migrante Verona»”.

Il Circolo Pink è attivo a Verona dal 1985 ed è stato fondato da Gianni Zardini, che nel 2017 ha dato vita al Pink Refugees per rispondere alle richieste di assistenza e accoglienza dei migranti gay, non solo sul territorio veronese. Una scelta dettata dal fatto che in numerosi Paesi esteri l’omosessualità è ancora ritenuta un reato, e in molti casi punibile con la pena di morte. L’associazione organizza dei colloqui e dei confronti sia individuali quanto collettivi, per favorire l’integrazione e nel contempo la conoscenza della realtà di Verona e dell’Italia.