La storia di Veronica Carrasco parla di coraggio e speranza. La donna è stata in coma quasi un mese, dopo essere stata investita da una moto. L’ultimo ricordo, rivela al Corriere della Sera, è il frastuono della ambulanza e l’eco delle sirene. Nei vicoli di Forcella, dove era seduta nel tavolino di un ristorante, un mese fa la donna era stata travolta da una moto che sfrecciava a tutta velocità. Lei, grande appassionata di fotografia, era seduta all’aperto al locale del marito, intenta a guardare gli ultimi scatti fatti con la sua macchinetta.



La quarantenne, di origini cubane, è stata dimessa dall’ospedale Cardarelli. Dopo essersi svegliata dal coma, ha denunciato l’accaduto. Il suo coraggio ha portato all’arresto di tre dei quattro teppisti che nel pomeriggio del 15 maggio l’hanno investita. I ragazzi giravano in moto, spaventando commercianti e turisti, per ostentare controllo del quartiere. Proprio gli stessi turisti e commercianti non si sono però fatti intimorire e hanno testimoniato contro il gruppetto che ha investito Veronica. Dopo essersi svegliata dal coma, la donna ha una forza inimmaginabile, che non pensava avrebbe avuto: “Guardo avanti e sento una forza dentro che non immaginavo di avere. C’è un prima e un dopo: la vita mi ha regalato un’altra grande opportunità: voglio uscire, tornare a fare foto. Ho bisogno di sorridere, di essere felice”.



Le minacce al marito

Dopo aver investito Veronica Carrasco con una moto, il gruppo ha accerchiato il marito e gli altri passanti accorsi a soccorrerla. Non solo i 4 teppisti ma un gruppo folto di 15 ragazzi, accorsi sul posto per recuperare la moto e difendere gli amici. Con i coltelli puntati, hanno intimato al marito della donna e agli altri presenti: “Non denunciate. Veniamo a prendervi, sappiamo dove abitate”. A Raffaele Del Gaudio, marito di Veronica, e ai turisti presenti, i teppisti hanno offerto soldi in cambio del loro silenzio.

Veronica Carrasco ha combattuto per settimane tra la vita e la morte. Nel luogo dell’investimento, poi, non c’erano telecamere: fondamentali le testimonianze dei presenti. Al Corriere della Sera, la donna ha raccontato: “Di quel pomeriggio di terrore ricordo poco ma quella motocicletta continua a sfrecciare davanti ai miei occhi. Prima che ne fossi travolta l’avevo vista per due volte. Ho temuto per i bambini che erano per strada, sono rientrata nel locale e ho detto ai ragazzi: chiamate la polizia, questi uccidono qualcuno. Il tempo di tornare al tavolo, lo schianto e il buio. Non ho mai ben capito cosa fosse successo ma guardarmi la prima volta allo specchio è stato devastante. Voglio dimenticare e vivere. Sento addosso ancora il sonno profondo, ma anche la luce di quando ho riaperto gli occhi per la prima volta. Se li perdono? Odiare è tempo perso. Sento di essere una donna fortunata e non voglio sprecare la grande opportunità che la vita mi ha dato. Probabilmente avrò paura, mi sentirò in pericolo. Ma questa è la mia rinascita”.