Veronique Rabiot, madre del centrocampista della Juventus, ai microfoni di Sportweek ha raccontato la trattativa con il Manchester United che vide il giocatore vicinissimo alla Premier e, di conseguenza, all’addio alla Juve. L’affare alla fine non si concretizzò, ma non per una richiesta di commissione altissima da parte della mamma-agente, come venne scritto all’epoca: “Tutto falso. Lo United mi ha voluto incontrare per illustrare l’interesse per Adrien, ma non abbiamo mai parlato di soldi nel dettaglio perché lui ha deciso rapidamente di restare a Torino. Non c’è mai stata una vera trattativa e con il Manchester United siamo in ottimi rapporti”.
Il rinnovo di un anno con la Juve, proprio quando era in scadenza, “è stata una mia idea. All’inizio il club non era d’accordo, ma ho ottenuto un anno in più con un sostanzioso aumento. È un rinnovo innovativo. L’Europeo è solo un elemento vagliato. Non va sottovalutato il percorso di Adrien alla Juventus, il suo impegno, il suo peso nella squadra”. Il nuovo contratto scadrà a giugno 2024 e quando le viene chiesto di un probabile nuovo rinnovo, lei risponde: “È troppo presto per parlare di futuro. Al momento giusto soppeseremo ogni cosa, e alla fine decide sempre Adrien”.
Rabiot, la mamma: “Mio figlio non è un ragazzino succube”
La mamma di Adrien Rabiot, Veronique, a Sportweek ha parlato anche del suo lavoro da agente: “Fare trattative mi viene naturale e mi piace. Forse chi ha avuto a che fare con me all’inizio non si aspettava potessi essere dura. Non rientro negli schemi. Sono una persona diretta, quando dico una cosa è quella e posso troncare tutto se non sento la stessa chiarezza davanti. In genere, però, è più facile trattare per un giocatore di talento come Adrien. È più meritevole chi deve trovare un club a giocatori medi. Ma è un mestiere che mi appassiona e mi ha permesso di vivere grandi emozioni negli stadi, di incontrare personaggi interessanti come Adriano Galliani, che voleva Adrien al Milan nel 2014″.
A volte Veronique è stata accusata di essere troppo invadente nella vita del figlio. A chi ne parla in questi termini, lei risponde: “Accompagno Adrien agli allenamenti da quando avevo 6 anni. Lo facevo al Psg perché a 17 anni non aveva la patente ed era autorizzato dal club: c’erano altri familiari o agenti”. Anche ora, a Torino, il loro rapporto è molto stretto: “Quando sono qui vivo in casa con lui e i suoi due fratelli. Siamo una famiglia unita, la casa è grande, ben distribuita e ciascuno ha il suo spazio. Chi pensa che Adrien sia un ragazzino succube della madre non ha capito nulla. Ha sempre avuto idee chiare e forte personalità”.