Pace fatta tra Berlusconi e Meloni? Niente affatto: sul piano politico l’accordo di lunedì risulta stracciato. Ieri l’ex presidente del Consiglio ha detto che c’è il sì della Meloni alla Casellati nel ruolo di guardasigilli, ma FdI ha smentito: nessun accordo sulla giustizia, il candidato è Nordio. Ancora fibrillazioni, dunque. Alle quali si aggiungono, condite di aneddoti, le spiazzanti rivelazioni di Berlusconi (“ho riallacciato i rapporti con Putin”).



Una spiegazione delle uscite del Cavaliere viene da Mario Occhiutosenatore di FI eletto in Calabria nel proporzionale, già sindaco di Cosenza per due consiliature tra il 2011 e il 2021. “Forza Italia ha preso gli stessi voti della Lega, ma risultiamo penalizzati. Berlusconi ha chiesto lo stesso trattamento e sta lavorando per ottenerlo”.



Occhiuto interviene anche sulla grave crisi economica. “Dombrovskis ha torto, occorre aiutare non soltanto alcuni per lasciar morire gli altri, ma tutti, famiglie e imprese, cominciando da quelle più energivore. Questo intervento dev’essere “una bandiera del nuovo governo”, perché l’Ue “non può fare la guerra in difesa dell’Ucraina e non dare sostegno ai propri cittadini”.

Senatore Occhiuto, a che punto siamo con la messa a punto della squadra di governo?

Manca una definizione finale, ma dai nomi che circolano si può dire che sarà di alto profilo. Si è trovata una buona sintesi.



Sicuro? Berlusconi ha detto che alla Giustizia andrà la Casellati, ma la Meloni lo ha smentito: vuole Nordio.

Forza Italia ha preso gli stessi voti della Lega, ma risultiamo penalizzati. Berlusconi ha chiesto lo stesso trattamento e sta lavorando per ottenerlo.

Come andrà a finire?

Serve ancora qualche ritocco, e non si può escludere che sia di peso.

Cosa può dirci invece delle ultime esternazioni di Berlusconi, quelle su Putin? Se sono del 2008, come ha detto Tajani, vuol dire che il Cavaliere non è più in sé.

Ero presente quando ha detto quelle cose. Berlusconi ci ha spiegato di aver provato più volte a chiamare Putin per convincerlo che fare la guerra all’Ucraina è una follia, ma il presidente russo non gli ha risposto. Poi ha raccontato del regalo e dello scambio di lettere, ma si tratta di un episodio distinto dal primo.

Perché il ministro dello Sviluppo economico è così strategico per Berlusconi?

FI ha nel suo Dna la tutela delle aziende italiane e il loro sviluppo. È un ministero chiave per tutto il centrodestra.

Si è detto e scritto che Berlusconi voglia il Mise perché si occupa anche di frequenze e tv.

Lasciamo volentieri ad altri queste speculazioni politiche. La campagna elettorale è finita.

Se l’aspettava questa frizione così forte tra Berlusconi e la Meloni?

Guardi, io ero presente alla riunione dei senatori quando abbiamo deciso di non votare La Russa alla prima chiama. Berlusconi voleva votarlo e lo ha votato, ma noi abbiamo deciso di uscire, ritenendo che ci fosse, come le ho detto, una sproporzione tra il nostro peso politico e quello che ci veniva dato. Abbiamo manifestato un segno di disagio e Berlusconi se n’è fatto carico.

Ci saranno due vicepremier: Tajani e Salvini.

È un’idea molto positiva: non va al governo una sola forza politica, ma tutta la coalizione. E i due vicepresidenti, insieme al presidente del Consiglio, la rappresentano al meglio.

Intanto però la frattura tra Berlusconi e la Meloni non è stata ricomposta.

Ma sul piano personale non c’è mai stata alcuna frattura. L’obiettivo è il governo del Paese, con senso di responsabilità si arriverà a una soluzione.

Lei è stato eletto in Calabria nel proporzionale. Cosa farete del reddito di cittadinanza?

Non va abolito ma riformato. Riteniamo che in certi casi sia uno strumento utile, addirittura indispensabile, soprattutto in un periodo di crisi drammatica come questo. Innanzitutto servono più controlli per distinguere i bisognosi dai truffatori. Ma questo è soltanto un primo aspetto.

A che cosa si riferisce?

Nel Mezzogiorno ci sono molte opportunità di lavoro che non vengono sfruttate. Un esempio: in Italia ci sono tanti artigiani, maestranze uniche al mondo, che non trovano più persone da formare. Se i giovani non si mettono in gioco in queste opportunità, non c’è ricetta per il Sud che tenga.

Vuol dire che occorre potenziare l’incontro domanda-offerta?

Questo è necessario, ma prima ancora c’è un problema formativo. Diamo risorse a imprese e artigiani perché possano trasferire i loro saperi alle nuove generazioni. A livello formativo va potenziata la formazione professionale e specialistica.

Altro problema è il Pnrr. Per Draghi va tutto bene, qualcun altro invece fa notare che va tutto bene solo sulla carta, perché i cantieri sono fermi e la crisi ha fatto il resto. Come stanno le cose?

No, non va tutto bene. Ha ragione la Meloni a parlare di ritardi. Sulla base della mia esperienza professionale e di amministratore posso garantire che la fase più difficile è quella della messa a terra dei progetti. La prima, quella progettuale, in Italia non è in problema, lo è invece la seconda, quella attuativa.

Dove sta il problema da risolvere?

Nel quadro normativo italiano. Le risorse e i progetti del Pnrr dovrebbero essere accompagnati da un piano di riforme incentrato sulla pubblica amministrazione e sulla sua semplificazione. Perché da decenni si parla di norme sblocca cantieri? Serve una semplificazione vera.

Tante imprese sono in grave difficoltà o hanno già chiuso, altre chiuderanno. “Dare sostegni a pioggia a tutti non sarebbe una buona idea” ha detto ieri Valdis Dombrovskis, bisogna “concentrarsi sui vulnerabili”. Che ne pensa?

Ritengo invece che occorra aiutare tutti, imprese e famiglie, e che le imprese più energivore debbano essere aiutate più delle altre. Siamo in guerra e la Russia ha usato il gas come un’arma: serve una politica energetica che in futuro ci permetta di essere più indipendenti.

Se l’Europa sui sostegni dice no?

Dobbiamo insistere. Non può fare la guerra in difesa dell’Ucraina e non dare sostegno ai propri cittadini.

Perché sull’energia non abbiamo fatto quello che dovevamo?

Per i nostri ritardi, per le scelte di fondo mancanti, e per i veti ideologici che hanno bloccato tutto.

(Federico Ferraù)

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