Giorgia Meloni studia i dossier e manda avvisi agli alleati. Innanzitutto servono risorse per tamponare in fretta gli aumenti del caro energia. Tema delicatissimo, per le sue implicazioni di finanza pubblica. Ma anche le caselle del prossimo governo sono una questione cruciale. A cominciare da Matteo Salvini: niente “ministeri chiave”, ha detto ieri la leader di FdI.
Dal consiglio federale della Lega, il primo dopo il voto, fanno sapere che il segretario non è in discussione (“piena fiducia”) e chiedono per lui un “ministero di peso”.
È un inizio prudente, quello della Meloni, in cui però si cominciano a delineare i rapporti di forza, ci dice Fabrizio d’Esposito, notista politico del Fatto Quotidiano. Ma anche la continuità con Draghi.
La notizia politica del giorno è il no di Meloni a Salvini: “non avrà ministeri chiave”.
È un primo risultato dei nuovi rapporti di forza post voto del 25 settembre. Non sappiamo quale sarà la trattativa, ma è chiaro che il risultato elettorale della Lega consente alla Meloni di frenare a Salvini. Il messaggio è: decido io.
Il Sussidiario ha anticipato l’esclusione politica di Salvini; tu stesso ci avevi detto che la Meloni avrebbe governato con la benedizione di Draghi.
Certo, questo è il quadro nel quale ci muoviamo da tempo. Come l’ascesa elettorale della Meloni, anche il suo governo è una operazione di sistema.
Perché la Meloni non vuole Salvini al Viminale?
Non intende lasciargli il controllo dei Servizi. Quanto al resto, all’esito delle trattative, solo l’accordo finale ci dirà quali equilibri sono stati trovati.
Qual è la tua impressione della Meloni in queste 36 ore post-voto?
Da domenica notte ha cercato di darsi uno stile più sobrio. Niente feste, ha ordinato ai suoi, niente saluti romani. Si è semi-nascosta, vuol far vedere che studia, che è prudente; i mercati non devono avere motivo di preoccuparsi. Dev’essere una transizione all’insegna della continuità, con meno scossoni possibili.
Continuità con che cosa?
Con Draghi.
Meloni dice no a Salvini proprio nel giorno in cui Maroni chiede un nuovo segretario. È casuale?
Assolutamente no. Salvini è in una posizione di debolezza perché ha perso le elezioni. La Meloni e la vecchia Lega ne approfittano.
Che cosa pensi della presa di posizione di Maroni?
La Lega nordista di Giorgetti, Zaia, Fedriga non è riuscita ad arginare Salvini. Di conseguenza i nordisti hanno pensato che dove avevano fallito loro potessero riuscire i numeri. Lunedì, però, Salvini si è presentato in conferenza stampa rilanciando. Questa spaccatura si riflette nella lettura del voto.
Ovvero?
Secondo Salvini la Lega si ritrova al 9% per avere sostenuto il governo Draghi. Giorgetti e Zaia invece ritengono di avere perso i voti del Nord produttivo perché il partito non ha difeso il governo fino all’ultimo.
Nell’analisi dei flussi di Enzo Risso (Ipsos) il 38% di elettori che hanno votato Lega nel 2019 ha virato su Fratelli d’Italia e il 26% dell’elettorato storico si è astenuto. Chi ha ragione tra Salvini e i suoi avversari?
I dati danno ragione a Salvini, infatti a premiare la Meloni è stato l’essere rimasta fuori dal governo.
Qual è il modello anti-salviniano?
Maroni ha detto “non faccio nomi”, ma è chiaro che i nomi sono quelli là… È la Lega di Bossi, quella della secessione poi diventata autonomia. Non gliene importa nulla di prendere voti altrove, vogliono comandare in casa loro e stop. Hanno in mente la Catalogna.
Dobbiamo prepararci ad un accerchiamento del segretario leghista?
Prima o poi la questione dovrà avere un punto di caduta, una soluzione. Non conosco lo statuto della Lega, ma direi che per togliere a Salvini la segreteria serve un congresso. Io penso che Salvini stia attaccando per difendersi sul fronte interno e su quello esterno.
Dalla rivalità Meloni-Salvini dobbiamo aspettarci sorprese?
Non credo. Il governo partirà perché la destra ha bisogno di potere, non toccando palla dal 2011. Farebbero il governo anche con cinque senatori di scarto. Dopodiché bisogna capire che cammino sarà. Certo, al di là di tutto c’è la realtà.
Che cosa intendi?
La Meloni dovrà fare la legge di bilancio che piace a Draghi. Su questo la Meloni ha già le mani legate.
“Gli italiani si aspettano subito risposte sul caro bollette, da affrontare con provvedimenti eccezionali”. Sembra una dichiarazione di Salvini, invece è di Berlusconi.
Il primo scontro potrebbe essere proprio sulla scostamento, ma credo che la Meloni sarà irremovibile, proprio come Draghi. Molto sapremo da chi andrà a ricoprire la casella dell’Economia: sarà un politico, un tecnico, un “Draghi boy”?
E se la Meloni scontentasse non solo Salvini, ma anche Berlusconi?
Non credo, perché Berlusconi ne fa innanzitutto un discorso di poltrone. Nel governo Draghi si è ritrovato con tre ministri senza poteri (Gelmini, Carfagna e Brunetta, ndr) che non ha scelto lui ma Gianni Letta.
Intanto ieri Tajani ha visto la Meloni.
Se il consiglio federale della Lega chiede “un ministero di peso” per Salvini, esiste un problema. In serata si è parlato di un doppio vicepremierato e può darsi benissimo che Tajani abbia difeso questa casella per Salvini.
Commentando sul Fatto l’esito del voto hai scritto che anche la Meloni teme la volatilità dell’elettorato. Che cosa è disposta a fare per tenerlo?
Terrà alti alcuni temi come il presidenzialismo e i diritti civili. Per il resto, occuperà posizioni di potere, a partire dalla Rai, ma sull’economia e sulla guerra in Ucraina starà allineata. Insomma, un film già visto.
(Federico Ferraù)
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